Beko rimandata a gennaio. Fiom, Fim e Uilm chiedono un piano industriale degno di questo nome
Contro i licenziamenti e le chiusure: “Serve un vero piano industriale”. Fiom, Fim e Uilm per gennaio si attendono una revisione delle proposte aziendali
La crisi che investe l’industria italiana dell’elettrodomestico si fa sempre più pressante. La vicenda Beko, che riguarda la ristrutturazione delle attività italiane dopo l’acquisizione dei siti Whirlpool, ha riacceso il dibattito su licenziamenti, chiusure e il ruolo della golden power. Fiom Cgil , Fim Cisl e Uilm Uil fanno fronte comune nella critica al piano aziendale, con un richiamo deciso al governo per intervenire.
Gianluca Ficco (Uilm): “Golden power subito, senza licenziamenti”
Il segretario nazionale Uilm responsabile del settore elettrodomestici, non usa mezzi termini: «Se la famosa golden power di cui il Governo parla da oltre un anno ha un’efficacia concreta, questo è il momento di farla valere per ottenere un nuovo piano industriale da Beko senza chiusure e senza licenziamenti».
La Uilm ritiene che il piano presentato dall’azienda sia inaccettabile: perché prevede la chiusura di fabbriche e uffici, con oltre 1.900 esuberi su un totale di circa 4.400 dipendenti. Per Ficco, il governo deve intervenire immediatamente per evitare le chiusure e garantire che la golden power diventi uno strumento reale e non un semplice proclama. Il segretario della Uilm richiama inoltre l’attenzione su una necessità più ampia: rilanciare l’intero settore degli elettrodomestici. “La nostra manifattura ha bisogno di poter gareggiare ad armi pari con la concorrenza internazionale”, sottolinea Ficco, evidenziando l’urgenza di abbattere i costi energetici e le tasse che gravano sulle aziende. “Speriamo che Beko presenti un piano industriale diverso al prossimo incontro di gennaio. Qualsiasi altra proposta non sarà accettabile”, conclude Ficco, ribadendo la determinazione della Uilm a continuare le mobilitazioni.
Massimiliano Nobis (Fim Cisl): “No a un piano commerciale, serve un piano industriale”
Dall’altra parte, il segretario nazionale della Fim Cisl, Massimiliano Nobis, critica aspramente la visione di Beko, definendo il piano presentato “commerciale e non industriale”. Durante l’incontro al Mimit, Nobis ha evidenziato come il taglio alla ricerca e sviluppo in Italia sia un segnale inequivocabile della volontà dell’azienda di smantellare progressivamente l’industria dell’elettrodomestico nel Paese. “Oggi non ci sono le condizioni per chiedere il coinvolgimento dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali in un tavolo di confronto, perché il piano non è sostenibile”, ha dichiarato Nobis. Per la Fim Cisl qualsiasi discussione deve partire dalla cancellazione immediata delle chiusure e dei licenziamenti. Nobis ha anche esortato il Ministro Urso a utilizzare la golden power per salvaguardare il patrimonio tecnologico e i livelli occupazionali, oggi messi gravemente in discussione. «Non possiamo accettare una visione che punta a valorizzare solo alcune linee di prodotto, come i forni e i microonde, a discapito del settore del lavaggio e della refrigerazione», ha aggiunto Nobis. Il segretario ha infine accolto positivamente le parole del Ministro, che ha definito il piano “non efficace” e ha chiesto a Beko di rivederne i contenuti.
Barbara Tibaldi (Fiom Cgil): “Necessario un piano che tuteli lavoratori e territorio”
Anche la Fiom Cgil, rappresentata da Barbara Tibaldi, ha espresso una forte opposizione al piano Beko. “Non possiamo accettare un piano che prevede licenziamenti di massa e la chiusura di siti produttivi senza alcuna strategia di rilancio per il territorio”, ha dichiarato Tibaldi. La segretaria nazionale della Fiom Cgil ha ribadito che la proposta attuale non garantisce alcuna prospettiva di sostenibilità per l’industria italiana. «Il governo deve agire con decisione, utilizzando la golden power non solo come strumento di difesa, ma come leva per obbligare le multinazionali a investire sul territorio», ha aggiunto Tibaldi.
La Fiom Cgil chiede un piano industriale serio, che includa investimenti nella transizione ecologica e nella digitalizzazione, settori chiave per il futuro del comparto. «Se Beko pensa di lasciare l’Italia senza conseguenze, si sbaglia. I lavoratori e i sindacati saranno uniti per difendere non solo i posti di lavoro, ma anche il patrimonio industriale del Paese», ha concluso Tibaldi.
Un fronte comune per gennaio
Fiom, Fim e Uilm convergono su un punto fondamentale: il piano di Beko, così com’è, non è accettabile. Tutti chiedono un maggiore impegno da parte del Governo e dell’azienda per trovare soluzioni che non sacrifichino occupazione e competitività. Il tavolo di confronto è stato riconvocato per gennaio, e i sindacati sperano che l’azienda presenti finalmente un piano industriale credibile e sostenibile. Nel frattempo, le mobilitazioni dei lavoratori continueranno.
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