Da aeroplano ad astronave: è cambiata l’America e i Jefferson cambiano con lei
La gloriosa psichedelia californiana oramai non esisteva più

Avevamo lasciato i Jefferson Airplane nel 1969 ai tempi di Volunteers, che era un capolavoro della controcultura californiana. Da quel momento in poi i side projects – la coppia Kantner-Slick da una parte, e gli Hot Tuna dall’altra – avevano fatto cose molto migliori del gruppo originale, che si era limitato a un buon live e a due dischi in studio senza Marty Balin appena discreti, dopo i quali si era di fatto sciolto.
Cambiando nome da aeroplano ad astronave, erano ripartiti nel 1974 con una formazione a otto, che degli storici Airplane degli anni ’60 vedeva solo Paul Kantner, Grace Slick e Marty Balin, che erano poi le tre voci del gruppo. L’America era cambiata, il movimento hippie finito, ed era il momento di un rock un po’ più disimpegnato: Dragonfly del 1974 andò piuttosto bene, ma fu questo Red Octopus dell’anno successivo che fu un grande successo, restando poi l’album più venduto di tutta la storia della band. È un buon disco, non certo un capolavoro, con qualche eco delle cose passate – specialmente There Will Be Love e I Want To See Another World – ma con un pezzo forte come quella Miracles di Marty Balin che fu fondamentale per il suo successo.
Curiosità: il nome dell’album deriva per l’aggettivo red – ma vale anche per la parte grafica – dall’infatuazione di Paul e Grace per la Cina, che li aveva portati anche a chiamare la figlia China. Octopus era invece un riferimento all’inusuale numero dei componenti della band: otto appunto.
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