Cellule staminali per le patologie urologiche: circa 200 i pazienti curati all’ospedale di Gallarate

La tecnica, mutuata dalla chirurgia plastica per il trattamento di cicatrici del volto e degli arti, si sta affermando anche in ambito urologico e andrologico. Circa 200 i pazienti trattati in quattro anni

ospedale gallarate

Nel reparto di Urologia dell’Ospedale di Gallarate, diretto dal dottor Giovanni Saredi, è stato avviato un innovativo trattamento uro-andrologico basato sull’utilizzo di cellule staminali mesenchimali ottenute da tessuto adiposo. La procedura viene eseguita in day surgery, con una degenza di poche ore e dimissioni nella stessa giornata, senza drenaggi né cateteri vescicali.

«Si tratta di un’opzione terapeutica efficace e, in molti casi, risolutiva per patologie come il lichen sclerosus genitalis, le stenosi uretrali e la malattia di La Peyronie, nota anche come induratio penis plastica», spiega il dottor Mauro Silvani, referente della procedura.

Una terapia rigenerativa alternativa alla chirurgia

La nuova metodica rappresenta una valida alternativa terapeutica alle tecniche chirurgiche invasive e alla chirurgia protesica, soprattutto se eseguita in fase precoce. Il trattamento si basa sull’innesto autologo di cellule staminali mesenchimali ricche di fattori di crescita vascolari e tissutali, derivati dal grasso corporeo del paziente stesso, minimizzando quindi i rischi di reazioni avverse o rigetto.

Il percorso prevede una mini-liposuzione dell’area addominale, dalla quale viene prelevato il tessuto adiposo. Questo viene poi sottoposto a decantazione, emulsione e filtrazione, fino a ottenere una sospensione cellulare ricca di fattori rigenerativi. L’emulsione viene infine iniettata direttamente nel tessuto patologico, sotto guida ecografica.

Il tutto si svolge in circa un’ora: quindici minuti per il prelievo, dieci per la preparazione del materiale, pochi minuti per l’infiltrazione. Il paziente, una volta monitorato per alcune ore, viene dimesso in giornata.

Le indicazioni cliniche: La Peyronie, lichen sclerosus

La malattia di La Peyronie colpisce una percentuale compresa tra lo 0,8% e il 2,4% degli uomini, ma si ritiene sia  sotto diagnosticata. È una patologia subdola e cronica, spesso innescata da microtraumi durante l’attività sessuale, che possono provocare un ematoma profondo e invisibile. In alcuni casi, questo ematoma non si riassorbe completamente e si trasforma in tessuto cicatriziale, determinando dolore in fase di erezione, curvatura peniena, accorciamento e perdita di elasticità.

Il lichen sclerosus, invece, è una condizione infiammatoria cronica a carico della cute genitale e può coinvolgere anche l’uretra. I suoi effetti si manifestano con erosioni, cicatrici e restringimenti che compromettono la minzione e la qualità di vita. Anche in questo caso, la diagnosi precoce è fondamentale per intervenire in modo efficace.

Efficacia e risultati

Il dottor Silvani  ha già trattato circa 200 pazienti nell’arco degli ultimi quattro anni. I risultati sono promettenti: nel 20% dei casi si è osservata la completa scomparsa della placca e della curvatura peniena; nel 45% si è registrato un miglioramento significativo, con riduzione della curvatura tale da evitare interventi invasivi e prevenire disfunzioni erettili. Il trattamento si rivolge soprattutto a pazienti dai 55 ai 75 anni, spesso affetti da patologie concomitanti.

«Nel 60% dei casi riusciamo a ridurre la curvatura e a stabilizzare la patologia, restituendo al paziente una morfologia peniena adeguata e funzionale», afferma il medico specialista.

Il protocollo prevede anche una fase di riabilitazione: dopo circa venti giorni, il paziente viene avviato a un percorso di rieducazione vascolare e funzionale, con esercizi di erezione passiva e uso del vacuum post-operatorio. Una fase fondamentale per consolidare i risultati e favorire la rigenerazione.

Attualmente sono circa dieci i pazienti candidati a questo trattamento all’ospedale di Gallarate: « Si tratta per lo più di soggetti che non hanno ottenuto miglioramenti da altri trattamenti ma non sono indicati per l’intervento chirurgico oppure chi presenta curvature importanti da ridurre».

Verso il futuro della medicina rigenerativa

Questa tecnologia, mutuata inizialmente dalla chirurgia plastica per il trattamento di cicatrici del volto e degli arti, si sta affermando anche in ambito urologico e andrologico. Tra le novità, il cosiddetto “nanofat”: una sospensione ultrafiltrata a base di tessuto adiposo ricca di vescicole extracellulari che veicolano segnali di crescita tissutale e vascolare.

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Pubblicato il 07 Luglio 2025
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