Officina onlus di Ferno al lavoro nel Parco Ticino per il progetto “I Prà in la Vàl. L’acqua che racconta la storia”
Il progetto si sviluppa nel territorio di Castano Primo, nell’area limitrofa al Parco, un luogo ricco di tradizioni agricole dove canali irrigui e prati stabili conservano tracce di un’antica pratica agricola
La cooperativa sociale Officina onlus di Ferno è fra i tre progetti selezionati dal Bando Ruralis 2024 promosso da Fondazione Cariplo, che punta a valorizzare il paesaggio rurale e contrastare l’abbandono dei territori agricoli.
Il progetto “I prà in la vàl: l’acqua che racconta la storia“, che coinvolge anche il Parco del Ticino e la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, ha ricevuto un finanziamento di 240.000 euro per gli anni 2025, 2026 e 2027. Il progetto si sviluppa nel territorio di Castano Primo, nell’area limitrofa al Parco, un luogo ricco di tradizioni agricole dove canali irrigui e prati stabili conservano tracce di un’antica pratica agricola.
Il focus del progetto è sulla riqualificazione ambientale, puntando a rendere più produttive le coltivazioni locali attraverso il recupero delle antiche vie d’acqua e la protezione della biodiversità locale. La Cooperativa Sociale Officina, da tempo impegnata nell’inclusione sociale attraverso il lavoro nella manutenzione del verde, ha già avviato i primi interventi di restauro dei corsi d’acqua, con l’obiettivo di preservare la memoria storica del paesaggio e garantire la sostenibilità delle risorse naturali.
Un progetto, tre obiettivi
L’iniziativa si articola su tre obiettivi principali: la riqualificazione ambientale, con un focus sulla sostenibilità delle pratiche agricole e la tutela della fauna e flora locali; l’efficienza, attraverso il recupero dei vecchi canali che possono rendere le coltivazioni più produttive; la funzionalità, mirando a valorizzare le risorse naturali e culturali locali, supportando le aziende agricole e preservando l’equilibrio ecologico.
Il progetto ha preso il via con un incontro tecnico a cui hanno partecipato il Responsabile del Parco del Ticino Michele Bove, Sara Garanzini del Politecnico di Milano, il presidente della Cooperativa Simone Alampi, l’agronomo Elia Bertoni e Paolo Guzzetti, architetto. Da questo incontro sono emerse le linee guida operative, tra cui il monitoraggio della qualità delle acque, la rimozione selettiva dei rifiuti e la manutenzione delle sponde in modo da ripristinare la conformazione storica del paesaggio.
Il recupero con materiali e tecniche tradizionali
I primi lavori sono già iniziati ad agosto, nelle vicinanze delle antiche “porte” di regolazione delle acque, dove è stato possibile riportare alla luce il vecchio manufatto idraulico e procedere al suo restauro utilizzando i sassi e i mattoni originali. Il restauro segue tecniche tradizionali, come l’impiego di sabbia e calce, per garantire l’autenticità e la solidità della struttura.
Parallelamente agli interventi ambientali, il progetto si concentra anche sulla valorizzazione dei prati stabili, contrastando l’abbandono dei terreni e sostenendo pratiche agricole sostenibili. Il Parco del Ticino sta coordinando le aziende agricole locali per il recupero dei canali abbandonati e per il rinforzo degli argini. Con l’arrivo dell’inverno e la prossima primavera, gli agricoltori riprenderanno la circolazione dell’acqua irrigua e miglioreranno la flora dei prati locali.
Inoltre, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente ha già avviato attività di monitoraggio ambientale, con esperti ornitologi, erpetologi e botanici che stanno esaminando la biodiversità dell’area. Dal 2026, i biomonitoraggi sugli apoidei, in collaborazione con apicoltori locali, forniranno una valutazione precisa della qualità ambientale del sito.
Trasformare le fragilità in risorse
«L’attenzione che dedichiamo alla cura della natura è la stessa che mettiamo nell’accompagnare le persone: riconoscere il loro valore, offrire dignità attraverso il lavoro, trasformare le fragilità in risorse- dice Fabio Giaquinto, responsabile dell’Inserimento lavorativo della Cooperativa Sociale Officina. Questo progetto non solo si impegna per il recupero ecologico, ma rappresenta anche una vera e propria occasione di sviluppo sociale e inclusione».
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