Un virus chiamato rom

Un libro sui pregiudizi verso i popoli nomadi, costruito a partire da un viaggio in un campo rom. Con la prefazione di don Colmegna, presidente della Casa della Carità

È in libreria Quel virus chiamato rom, libro-diario di Silvio Mengotto, edito dalla cooperativa
culturale In dialogo di Milano, dove con parole e fotografie si racconta il lungo viaggio compiuto,
giorno dopo giorno, in un campo rom alla periferia di Milano. Un giorno, parlando con una donna,
"Quel virus chiamato rom"l’autore del libro rimase colpito da una frase: «Noi continuiamo nel bene e nel male a parlare di rom, mentre abbiamo bisogno di parlare con i rom». Da questa intuizione nacque l’idea di scrivere un diario dell’esperienza vissuta accanto ai nomadi nell’arco di due anni, sino allo sgombero definitivo del campo, eseguito freddamente e senza una reale alternativa. Pagine scritte dal vivo, per sconfiggere il disagio e persino la paura della presenza degli zingari nelle nostre città. Pensieri, riflessioni, emozioni, dubbi, interviste che hanno memorizzato le relazioni significative, aprendo gli occhi del cuore su un mondo rom, ancora troppo sconosciuto. Un diario che si è trovato a costruire il ponte della relazione non per parlare dei rom, ma dopo aver parlato e comunicato con loro.
Scrive l’autore: «Tra i cinque sensi dell’uomo quello della vista esercita un’autorità che stordisce, molto più forte dell’udito. Quando si entra nel campo rom per vedere, per conoscere bene la
situazione, occorre superare l’autorità esercitata da ciò che si vede subito, a prima vista, e aprire gli occhi ad un secondo sguardo. Guardare il campo rom significa tradurlo, decifrarlo, per “accogliere” ciò che si può vedere solo aprendo le ciglia del cuore. Non è solo un’esperienza fisica dei sensi, ma un vero esercizio di sapienza.»
Dice don Virginio Colmegna, fondatore e presidente della Casa della carità di Milano, nella
prefazione al volume: «In questo mondo vi è tanto inferno… eppure il fatto che il Figlio
dell’Uomo vi è stato ed ha portato proprio lì il germe del paradiso mi fa comprendere il valore
dello stare in mezzo, non per assorbire il senso di morte, ma per ridare la speranza di attraversare,
di lasciare alle spalle questo stare in mezzo, nella periferia di abbandono, per poter ripensare alla
risurrezione scendendo ogni giorno negli inferi. […] Quando essere nati in un campo nomadi o
essere rom diventa un’infamia che marchia il singolo a prescindere dalla sua storia personale, noi
vediamo crescere uno strisciante razzismo. Dobbiamo, invece, far respirare la bellezza della
giustizia fraterna, rifuggendo dall’orribile fraintendimento che colloca la proclamazione della
legalità come difesa di sicurezza contro qualcuno, come via carica di mentalità espulsiva. Per
questo stiamo nel mezzo promuovendo una legalità, soffocata nei tanti inferni, soprattutto laddove
la diversità è presupposto di inferiorità».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 02 Dicembre 2009
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.