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Il postino di Neruda
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14 Ottobre 2021

“Credevo fosse amore e invece era un calesse…” avrebbe esclamato il grande Massimo Troisi sfortunato e indimenticabile interprete del film “Il postino” con l’affascinante AnnaMaria Cucinotta.
Certamente tanti elettori nelle comunali di Varese standosene a casa in pantofole o infilando la scheda bianca nella urna avranno pensato di avere esaurito il loro compito di cittadini che non vogliono disturbarsi per queste elezioni che riguarderebbero “gli altri”, credevano di avere esaurito gratis proprio impegno di cittadini con l’astensione. Da qui la meraviglia del nostro caro Postino.
E nooh!!!, tutti paghiamo. I conti e le perdite del Comune. Sorpresa. In proposito è emerso un problema culturale che nasconde cosa ci sta dietro l’assenteismo e le sue varie ragioni.
Ora c’è la corsa a chi si presenta più “civico” dell’altro, con un passato illibato lontano dai partiti organizzati. C’è chi sogna il voto o il non voto arma infallibile: una partecipazione inferiore al 50% sarebbe deleteria anche per chi si fosse illuso di avere concluso la partita al primo giro. “Altro che Amore” avrebbe sussurrato il buon Troisi “Grulli!”, e non ci fermiamo qui perché pagherete anche i costi delle scelte di una giunta debole.
“Non vi basta? Allora non vi resta che lamentarvi e protestare”.
Andiamo quindi allo scontro finale, al mezzogiorno di fuoco: “il ballottaggio” al quale nessuno può sottrarsi.
Il blocco a sostegno dello sfidante rivela la sua effettiva debolezza. Gli aiuti, i sostegni vengono tutti dal di fuori di Varese e inciampano facilmente nella mancanza di varesinità. Non si dice che tutti dovrebbero sapere dove di trova la Malculina, dura salita fino a Bigioger, la Malnasca, ul ferr da Cavall, la Costa amara, ul Battistun “ristorante e danze”, la Motta Ross, Il Nonaro o ul Runchett di Fe’.
Deficienze gravi per coloro che intendono appoggiarsi alle periferie e che da qui vorrebbero il loro rilancio; ma dietro le visite di Salvini soltanto il richiamo di folla.
Bisogna quindi andare alle proposte, ai programmi ed ai valori che soprattutto lo sfidante vorrebbe rilanciare, a parole, a promesse, perché Galimberti ha già fatto i fatti e chiede di proseguire su questa strada, avviata con progetti ed opere già realizzate. Indispensabile anche un confronto tra i due uomini impegnati. La famiglia è poi rivendicata come valore da Matteo Bianchi, ma quale Famiglia?
Galimberti ha moglie e due figli. Mentre il Bianchi sarebbe al momento il classico giovanotto che piace alle signore (definizione pubblica non certo carina fatta da Giancarlo Giorgetti). Sorvoliamo su programmi e prospettive per il nuovo Varese. I confronti ora si spostano sulle piazze o meglio sulla Piazza, la Repubblica ora nuovamente ospitante il Mercato ambulante. Giudizi poi all’opposto dove Matteo Bianchi vorrebbe rivedere tutto, tutti gli uffici comunali nella ex Caserma, magari un mercato nella piazza, ma coperto coi travoni di cemento armato dell’ex Avio Macchi e poi rimontati. Davide Galimberti invece che incassa consensi sia dagli operatori che dai cittadini che valutano l’avvio di una vera rivoluzione del traffico cittadino non più legato a solo automobili e ai parcheggi. Come risponderà il ballottaggio? Avanzerà il nuovo col messaggio di Galimberti “la salute innanzitutto” supportata da un gruppo di professionisti di alto livello nella organizzazione e nelle gestione della sanità o staremo fermi alla volontà della Lega di riconquistare la sua antica culla?
Varese a questo punto farà ancora da “caso” nazionale? Per un ritorno della Lega nel nuovo panorama politico che vede un ruolo nuovo sia dei 5 stelle che del PD. È la speranza del Salvini esperto nell’arte di tenere il piede in due scarpe sia in Italia che in Europa. Per quanto tempo? Con buona grazia del simpatico Postino e dei suoi dubbi sull’amore.

Ambrogio Vaghi

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