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2 anni o 2 secoli

maltempo luvinate
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10 Ottobre 2020

Gentile direttore,

In merito alla tragica alluvione che ha colpito il paese di Luvinate la sera dello scorso 24 settembre ho letto una lunga serie di articoli corredati di numeri, tratti principalmente dalle dichiarazioni delle varie autorità, tutti accumunati da un pensiero unico:
l’evento è stato talmente eccezionale che, nonostante sia stato fatto il meglio possibile per evitarlo, il disastro è comunque successo.
Mi permetto, rispettosamente, di avanzare qualche dubbio a riguardo .
Potrei farlo con la semplice domanda che mi ha fatto mio figlio (13 anni) :
“Perché a Barasso,( il nostro paese, distante meno di un kilometro ad avente una configurazione idrogeologica del tutto simile) non è successo niente ?
Che rispondere ?
Effettivamente un temporale fermo solo sulla verticale di Luvinate non è molto credibile !
Siamo però nel campo delle sensazioni, vorrei invece parlare di numeri.
Innanzitutto cominciamo col dire che le piogge, come noto, sono misurate in termini di accumulo (in mm) riferito ad un periodo di tempo che può essere la durata complessiva dell’evento, le 24 ore, le tre ore o la mezzora (semi-orario).
I periodi prescelti non sono casuali, ma sono in funzione del tipo di fenomeno meteorologico che ha provocato la precipitazione: la durata dell’evento e le 24 ore si usano per le precipitazioni da sbarramento (piogge continue anche di più giorni), le tre ore per i temporali stazionari (temporali persistenti per alcune ore) e la mezzora per i temporali convettivi (temporali brevi e localizzati).
Il nostro caso rientra indubbiamente tra i temporali brevi e localizzati, in quanto la fase topica ha avuto una durata dell’ordine della mezzora e quindi il parametro più significativo per descriverlo è per l’appunto l’accumulo semi-orario.
Poi per poter classificare l’intensità e la ripetibilità di un evento bisogna avere il supporto di una statistica pertinente per luogo e per parametro misurato.
La più pertinente (ben venga se ne esistono di migliori) l’ho trovata sul sito del Centro Geofisico Prealpino (CGP) che riporta uno studio basato sui dati raccolti in vent’anni (1991-2010) presso la propria stazione di Varese
https://www.astrogeo.va.it/cgp/papers.php
Detto ciò, dai grafici sempre fonte CGP disponibili sul sito, la precipitazione cumulata del 24 settembre è stata di circa 33 mm; ipotizzando per eccesso che la quasi totalità sia caduta nella mezzora di massima intensità, avremmo un accumulo semi-orario equivalente, cioè di 33 mm.
Se confrontiamo il valore con la tabella riepilogativa presente a pag. 90 del citato studio vediamo che sta nella parte bassa della fascia corrispondente ai 5 anni di tempo di ritorno.
Se poi ci prendiamo la briga di leggere tra le righe dello studio, scopriremmo che per motivi tecnici (che qui non è il caso di approfondire) questi valori risultano sovrastimati, quindi il tempo di ritorno citato nel vostro articolo di 2 anni per i dati misurati dal CGP è perfettamente in linea con le statistiche a disposizione.
Del resto chi sono io per sindacare i dati elaborati da professionisti seri e qualificati come coloro che operano al CGP !
Però il CGP (zona viale Aguggiari) dista 4 km in linea d’aria da Luvinate, quindi mi si fa capire leggendo l’articolo che non è rappresentativo di ciò che è accaduto.
Va bene, prendiamo pure i dati relativi a Luvinate del Centro Meteorologico Lombardo, che con tutto il rispetto si tratta pur sempre di un’associazione amatoriale.
Dal grafico pubblicato si rileva che nella mezzora di più alta intensità la precipitazione media è stata di circa 70 mm/h ( 74 mm/h come valore massimo e 63 mm/h come valore minimo) quindi si deduce che la pioggia cumulata in mezzora è stata di circa 35 mm.
(Per esemplificare con qualcosa di più pratico: se vado a 70 km/h per mezzora faccio 35 km.)
Quindi siamo sempre lì, con un valore assolutamente simile a quello del CGP e di conseguenza occorre togliere non uno ma due zeri ai 200 anni di tempo di ritorno dichiarati, che francamente non si capisce da dove arrivino.
Come, per altro, non si capisce da dove arrivino i 290 mm/h con ripetibilità pluri-centennale dichiarati la scorsa settimana.
La mia impressione è che si stia cercando di far passare per eccezionale una causa che poi così eccezionale non è stata.
Eccezionali, purtroppo, sono stati gli effetti, quindi occorrerebbe piuttosto capire come mai si sia verificato tutto ciò, invece di diffondere numeri volti principalmente a dare la colpa al caso.
Io un’idea me la sono fatta, prontissimo a cambiarla di fronte a numeri credibili.
L’ingente quantità di detriti trasportati a valle non è dovuta all’eccezionalità della precipitazione bensì alla notevole quantità di terreno smosso di recente durante i lavori di rimodellamento dell’alveo del Tinella a valle del sentiero 10 e non ancora consolidato, che è stato facilmente trasportato a valle dall’acqua, ulteriormente favorito dalla cementificazione della parte finale dell’alveo stesso lungo via Sanvito che, una volta riempite le briglie, è diventato uno scivolo perfetto.
Tant’è che la precipitazione di due giorni dopo, anch’essa intensa sia pure di entità minore, (25 mm cumulati contro 33 mm in tempi simili) non ha causato particolare trasporto di detriti in quanto il materiale più instabile era in gran parte già finito a valle.
In pratica invece di fermare l’acqua della parte alta, ad esempio favorendo l’esondazione a livello della terrazza morenica in corrispondenza del sentiero 10, (Zambella e dintorni) le opere realizzate da lì in giù l’hanno incanalata direttamente in paese e al primo ostacolo incontrato il torrente è esondato.
Infatti la dinamica dell’esondazione della settimana scorsa è stata esattamente la stessa degli episodi precedenti dell’estate 2018 e cioè l’accumulo di detriti sotto il ponticello di via Sanvito che si ostruisce e causa l’esondazione.
Il punto critico è evidentemente lì; si tratta di un ponticello con tre arcate che formano degli stretti canali che limitano la sezione di passaggio soprattutto di elementi lunghi quali tronchi e rami.
Questi fermandosi contro di esso creano l’inizio dello sbarramento che una volta innescato riesce a trattenere anche elementi più piccoli quali pezzi di legno e sassi fino ad occludere completamente il passaggio dell’acqua che non può fare altro che tracimare e allagare le zone circostanti.
Poi per favore basta con la storiella della presunta impermeabilizzazione del suolo causata dalle ceneri dell’incendio del 2017, se mai vi è stata, non se ne vede più traccia e i tanto citati legni bruciati trascinati a valle sono semplicemente materiale a terra già da prima (il versante sud del Campo dei Fiori è stracolmo ovunque di legna a terra) che è stato bruciato dall’incendio e non certamente materiale generato dall’incendio, che fino a prova contraria il legno al più lo brucia e non lo crea.
Infine l’auspicio che al mio paese, Barasso, questa vicenda serva da monito e ripensamento riguardo ai lavori, in parte già realizzati e in parte previsti, sul corso d’acqua detto Viganella che stanno pericolosamente ricalcando ciò che è stato fatto a Luvinate.
Luigi Giudici – Barasso

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