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Ah, la virgola…

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17 Febbraio 2012

Caro direttore
Che ci si interroghi, prendendo lo spunto dalle frasi misteriose che campeggiano nei manifesti di una campagna pubblicitaria, su quella parte tanto importante della grammatica che è costituita dalla punteggiatura, è un’ottima cosa, soprattutto se si considera quanta disparità vi sia, nell’uso corrente, tra i punti fermi, che vengono seminati ad ogni piè sospinto in omaggio allo stile brachilogico (e anche un po’ asmatico) oggi così diffuso, e la virgola e gli altri segni, distribuiti con il contagocce.
Ah, la virgola…un segno di punteggiatura in apparenza così umile (‘virgula’ in latino vuol dire ‘bastoncino’) e in realtà così prezioso, giacché ha nel periodo lo stesso valore che ha il respiro, quando è regolare, sano ed euritmico, nel corpo! “Buona parte di logica,” ha asserito un grande lessicografo quale Niccolò Tommaseo, “potrebbe ridursi a un trattato delle virgole”. E ben lo sapeva il Manzoni, che seppe farne un uso magistrale, a cominciare dal celebre ‘incipit’ dei “Promessi Sposi”, che altri, ignari della regola secondo cui le proposizioni attributive che seguono un sostantivo premettono la virgola quando tra il sostantivo ed esse si interpongano altre parole, avrebbero certamente scritto così: “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno ecc.”, omettendo la virgola che invece il Manzoni inserì puntualmente prima di “che”. Che dire poi della sistematica infrazione della regola che impone la virgola nei vocativi (infrazione commessa specialmente nella intitolazione degli articoli dei quotidiani o nella intitolazione dei film…), a causa della quale è dato leggere espressioni del tipo “Ciao ragazzi” o “Buongiorno notte”? 

Insomma, non si ripeterà mai abbastanza che la virgola è, in contrasto con la sua figura esile e dimessa, la regina del discorso scritto: detto in altri termini, il più delicato e duttile dei segni. Si presti attenzione, per apprezzare pienamente la funzione non solo sintattica ma anche logica che essa adempie nella lingua scritta, a questa frase che si può leggere nel capitolo XIV dei “Promessi Sposi”: “La folla rimasta indietro cominciò a sbandarsi”. Se Manzoni avesse scritto “La folla, rimasta indietro, cominciò a sbandarsi”, la frase avrebbe acquistato tutt’altro senso. Senza virgole significa, infatti, che c’era anche un’altra folla (quella non rimasta indietro); con le virgole, significa invece che la folla era una sola e che cominciò a sbandarsi per il fatto di essere rimasta indietro. Non è perciò esagerato affermare che una virgola può mettere in pericolo persino la nostra vita, come ben sapevano gli oracoli latini, i quali, alla domanda ansiosa del soldato che si preparava a partire per la guerra, rispondevano, senza specificare dove fosse situata la virgola (se prima o dopo il ‘non’), con la famosa formula: “Ibis redibis non morieris in bello”.
 
Orbilius

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