Burqa e supponenze

6 Dicembre 2004

Egregio Sig. Direttore,
Preso atto delle polemiche di questi giorni a proposito del divieto d’indossare il “Burqa”, ritengo utile qualche serena riflessione in proposito.
Anzitutto chi indossa il Burqa lo fa per motivi di credo religioso, e ritengo pertanto a dir poco offensivo paragonare, sia pur indirettamente, questo indumento ad una “maschera di carnevale”.
Tanto premesso, il discorso da fare è ben diverso: esistono motivi di tutela d’ordine pubblico che vietano d’indossare indumenti che non rendano riconoscibile chi lo indossa: ciò a meno che l’uso di tali indumenti non sia reso necessario dalla pratica di atttività contingenti (es. il casco quando si va in moto, il passamontagna in caso di rigori climatici, le “maschere” in caso di festività carnevalizie, etc.).
Finchè una Legge dello Stato è tale, non può che essere obbligatoriamente rispettata!
E, suppongo, tale legge resterà in vigore fin tanto che in Italia ed in Europa permarranno le necessità di prevenzione del terrorismo (interno ed internazionale!).
Occorre poi fare un’altra considerazione connessa ai nostri costumi ed alle nostre tradizioni…..
Quando un occidentale (di qualsiasi confessione religiosa) si reca in un Paese musulmano, deve attenersi strettamente non solo alle Leggi ivi vigenti, bensì anche agli usi e costumi locali (ancorché non codificati): perché dunque dovremmo noi oggi accettare la prepotenza e la supponenza di chi pretende di imporci usi e costumi a noi avulsi, quando invece, a casa propria, pretende il rispetto più totale ed assoluto dei suoi?
Non è una questione d’intolleranza razziale, bensì solo ed unicamente di reciproco rispetto.
Cordialmente, Suo