Come fermare la violenza negli stadi?

13 Giugno 2015
Egr. Direttore,
è certamente un fatto positivo che la partita di calcio avvenuta pochi giorni fa a Berlino tra la Juventus e il Barcellona, si sia conclusa senza incidenti di rilievo. Senza enfatizzare che all’estero sono più educati di noi, perché questo non è sempre vero, è per vero che in tanti stadi del mondo, il pubblico è a contatto diretto del campo di calcio senza alcuna rete di protezione. Prova ne sia che c’è più rispetto delle regole in tanti paesi rispetto a noi. Da noi c’è questa brutta e pessima abitudine di commettere anche reati gravi, ma non si viene quasi mai puniti. E così assistiamo a manifestazione sportive che si trasformano in esplosione di una violenza sconsiderata.
Nelle settimane scorse, nella partita tra Roma e Lazio, lo Stato ha impiegato 1700 poliziotti e nonostante questo massiccio impegno, ne sono successo di tutti i colori. La prima domanda che viene spontanea è se sia giusto mandare allo sbaraglio padri di famiglia – perché anche i poliziotti sono dei semplici lavoratori – privi di quella sicurezza che è obbligatorio per tutti i datori di lavoro, non per svolgere un servizio indispensabile, ma per garantire la sicurezza a persone che vanno a divertirsi. Ma per garantire il divertimento è giusto che lo Stato metta in pericolo di vita il suoi dipendenti, uno sport quello del calcio che è governato a livello internazionali da organismi tra i più corrotti del monto intero ? Se a gestire questo tipo di servizio fosse un privato, il giorno dopo l’INAIL emetterebbe una pesante sanzione amministrativa, compreso l’arresto di quel datore di lavoro che non ha garantito la sicurezza ai suoi dipendenti. Ma lo Stato quando è datore di lavoro ha il diritto di violare impunemente tutte le leggi.
Un Stato serio, quando in una determinata manifestazione (sportiva-politica-sindacale) non ci sono i presupposti di ordine pubblico, può e deve non autorizzare tale evento. Nella fattispecie delle partite di calcio, uno Stato serio può sospendere la partita o farla giocare a porte chiuse, senza spettatori.
Un altro provvedimento serio da adottare è quello di addebitare alle squadre di calcio i costi, tutti i costi, che lo Stato mette a disposizione per garantire l’ordine pubblico, come strumento educativo e di responsabilizzazione delle squadre stesse, gravando sul costo del biglietto di ingresso.
Lasciando al calcio una sorta di diritto perenne di poter violare la legge in nome degli interessi miliardari che girano intorno a questo mondo è semplicemente assurdo, costringendo normali lavoratori a rischiare la vita non contro la mafia o il terrorismo, ma solo per garantire il divertimento a persone che hanno scambiato lo sport come luogo di poter manifestare la loro imbecille violenza.
Se poi dopo tutti questi provvedimenti, non si dovesse riuscire ad estirpare la violenza, c’è più di una persona che sostiene che allora il calcio debba essere bandito.
Emilio Vanoni
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