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Comunità montane: chiediamoci non quanto costano, ma a cosa servono

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28 Novembre 2007

Caro direttore,
La ringrazio per l’attenzione che il Suo giornale ha dedicato in questi giorni alle comunità montane. La ringrazio soprattutto – assolutamente senza ironia – di aver iniziato parlando proprio dell’indennità di carica degli amministratori di questi enti, punto fondamentale sul quale verte l’opera di “moralizzazione” del Governo e che tocca la sensibilità dei cittadini. Sento solo il bisogno di aggiungere qualche altro particolare: le indennità sono omni-comprensive, non c’è assolutamente altro, né rimborsi né altri benefit (telefonini, automezzi, ecc…). La somma netta indicata nell’articolo pubblicato qualche giorno addietro, poi,è assolutamente virtuale in quanto, conguagliata con i redditi da lavoro/professione, è ben lontana da produrre l’utilità da Voi esposta. L’ultimo elemento, non trascurabile, è che rispetto al massimo attribuibile per Legge, l’indennità del sottoscritto è stata autoridotta di oltre il 40%, e non da ieri: è così da sempre. Dico questo non per evidenziare una virtù personale o della Valceresio ma per testimoniare un atteggiamento che è una costante della stragrande maggioranza dei nostri enti. Anche per la C.M. Valceresio l’incidenza complessiva annua sulle spese correnti delle indennità degli amministratori è del 2,8%.
E qui mi fermo, lascio ogni valutazione di merito ai lettori, che leggo nei loro commenti attenti ed equilibrati.
Però a questo punto non basta, abbiamo messo a Sua disposizione in pochi minuti tutti i dati relativi alle indennità di carica (dati pubblici), siamo disponibili a fare altrettanto per quanto riguarda i dati degli investimenti realizzati per opere pubbliche, tutela del suolo e dei corsi d’acqua, realizzazione di servizi primari (acquedotti, fognature, depurazione delle acque, ec…)servizi sociali e scolastici, sostegno alle attività turistiche e all’agricoltura, economie di scala ed efficienza gestionale realizzate grazie alla gestione associata di servizi comunali. E soprattutto i dati e le situazioni che testimoniano come non si possa prescindere della comunità montana nel governo del territorio e dei servizi alla collettività in situazioni fisico-geografiche come la nostra.
Perché, mi permetta Direttore, il punto non è solo “quanto si guadagna in comunità montana” , ma soprattutto a cosa serve la comunità montana. Ente inutile? Ente sprecone? Nelle nostre valli si può fare anche senza, rimanendo agli stessi livelli in termini di servizi e sviluppo socio-economico?
Perché non approfondiamo questi aspetti, magari scopriamo che sono effettivamente inutili avendone, a questo punto, le prove inconfutabili. Magari no. Sarebbe un peccato scoprire il valore della perdita proprio sulle scale del patibolo (manca poco più di un mese alla chiusura), ma almeno avremmo una maggiore coscienza. Una coscienza nostra, non dettata, non suggerita.
La esorto pertanto a continuare sulla strada intrapresa mettendo in luce tutti gli aspetti della materia. Anzi, quello che Le rivolgo è un appello, perchè è proprio per la non corretta percezione dell’importanza e del ruolo dell’ente che sono state scelte come segnale da offrire come scalpo all’ondata di antipolitica sorta nel Paese. Si conta proprio di poter facilmente confondere le coscienze e di non generare grandi levate popolari colpendo i più deboli. Ed ecco che si realizza un paradosso tutto italiano: è più facile concepire ed approvare norme sommarie che spazzano via l’organizzazione istituzionale e socio-economica di interi territori, che liberalizzare le licenze dei taxi (l’esempio è assolutamente casuale, se posso fare tantissimi altri). Potremmo concludere, amaramente, che in questo caso la politica del fare anziché “dell’apparire” non ha pagato.
Grazie per l’attenzione.

Ivan Andreoletti, Presidente della Comunità Montana Valceresio

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