Decreto Sicurezza bis: guai a protestare nelle piazze?

4 Agosto 2019
Dopo l’approvazione alla Camera del Decreto Sicurezza bis (a favore Lega, M5S, Lega, Fi e Fdi; Pd e Leu hanno votato contro, ma il Pd ne contesta solo la parte relativa all’immigrazione e praticamente nulla è stato contestato rispetto alla repressione delle manifestazioni di piazza), in queste ore il Decreto Sicurezza bis è all’esame del Senato (termine ultimo per essere convertito in legge il 13 agosto).
Per l’Autunno dunque la gabbia repressiva, costruita da un provvedimento securitario e da una legge liberticida contro le manifestazioni di piazza, è pronta. Il decreto sicurezza bis inasprisce le pene per chi durante una manifestazione in luogo pubblico e aperto al pubblico usa caschi protettivi – obbligatori per la circolazione – o qualunque altro mezzo che rende difficoltoso il riconoscimento della persona: la pena – che nella disciplina attuale è fissata nell’arresto da uno a due anni e nell’ammenda da 1.000 a 2.000 euro – diventa l’arresto da due a tre anni e l’ammenda da 2.000 a 6.000 euro; è punito, con la reclusione da uno a quattro anni, chi, nel corso delle manifestazioni in luogo pubblico, lancia o utilizza fumogeni e simili, ovvero possieda bastoni o oggetti contundenti. Il decreto inasprisce anche le pene per fatti già oggi previsti come reato se vengono commessi nel contesto di manifestazioni in luogo pubblico. In particolare, diventa un’aggravante il fatto di commettere il reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, resistenza a un pubblico ufficiale o violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario “nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Il decreto inoltre prevede la non archiviazione per lieve tenuità del fatto, nei confronti di chi commette reati di violenza, oltraggio o resistenza a pubblico ufficiale. Il decreto prevede che chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
C’è poi tutta la parte relativa alla repressione dell’immigrazione con multe da 150 mila a 1 milione di euro per il comandante della nave che viola il divieto di ingresso nel mare territoriale; l’arresto in flagranza del capitano se non si ferma di fronte allo stop e la confisca dell’imbarcazione. L’articolo 1 prevede che il Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della difesa, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, e informato il Presidente del Consiglio, possa “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza pubblica e quando si concretizzino le condizioni di cui all’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare di Montego Bay limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti. La norma non si applica al naviglio militare e alle navi in servizio governativo non commerciale; è prevista una sanzione amministrativa da 150 mila a 1 milione di euro per la violazione, da parte del comandante di una nave, del divieto di ingresso, transito o sosta nel mare territoriale e si applica la sanzione accessoria della confisca dell’imbarcazione; è previsto anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato nei confronti del comandante che commette un delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra. Un altro passo verso lo Stato di Polizia è stato compiuto con il consenso del Parlamento e del Quirinale che non hanno ravvisato dentro il Decreto elementi di incostituzionalità e di restrizione della libertà di manifestazione. Molte delle norme già esistevano ma si è provveduto a renderle più pesanti anche in assenza di rilevanti conflitti sociali o manifestazioni di piazza con scontri. Al contrario questa rigidità rischia proprio di accentuare le occasioni di tensione nelle piazze per infrazioni ritenute fino a ieri lievi e non ostative: una vera e propria istigazione legalizzata a mettere a rischio manifestazioni che potrebbero svolgersi pacificamente.
Il “reato di solidarietà” è un’aberrazione!
Sul decreto sicurezza bis, di fatto è mancato il dibattito. Non c’è stato un confronto reale su un provvedimento che stravolge il concetto di sicurezza. Sbagliata è la scelta dello strumento del decreto legge perché su questi temi servirebbe una valutazione molto più ampia e articolata. Critichiamo aspramente il decreto a partire dai primi articoli, quelli che riguardano il tema migranti, ancora una volta considerato un argomento di ordine pubblico da affrontare come un’emergenza. Una delle più grandi aberrazioni, che supera persino quanto disposto nel primo decreto sicurezza, è criminalizzare la condizione di clandestino con l’introduzione del reato di solidarietà: praticamente, commetteranno reato coloro che presteranno soccorso in mare e rispondendo alla legge antichissima del mare, oltre che agli accordi internazionali e alle disposizioni contenute nella convenzione di Ginevra. Ecco, secondo la visione di questo governo, tutto ciò diventa un reato da punire. Non a caso l’alto commissariato delle Nazioni Unite qualche tempo fa ha espresso un giudizio pesantissimo. Il dissenso non riguarda solo il tema dei migranti, perché il tema sicurezza è articolato e va guardato in tutte le sue sfaccettature; in particolare, la seconda parte del decreto contiene disposizioni di maggiore rigidità verso reati commessi in occasione di riunioni pubbliche e di manifestazioni: nel decreto ci sono restrizioni da questo punto di vista, elementi che ci fanno pensare che si stia procedendo verso un’inibizione di questa libertà. NOI NON CI SENTIAMO SICURI!
Giuseppe Musolino
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.