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Dove sta la vera “accozzaglia/ammucchiata”?

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Dove sta la vera  \"accozzaglia/ammucchiata\"?
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30 Novembre 2016

Egregio Direttore,

Vorrei approfittare nuovamente degli spazi concessi per una questione collaterale al referendum costituzionale.
Recentemente il premier Renzi, con il suo tipico atteggiamento supponente, ha definito con il termine “accozzaglia” il fronte del no alla sua riforma costituzionale. Alcuni suoi adepti hanno poi rincarato la dose, parlando di “ammucchiata fascio-comunista”.
A mio avviso i signori si dimenticano però che la Costituzione, in quanto legge fondamentale dello Stato, dal momento che delinea i principi fondamentali sui quali si basa la Repubblica e l’organizzazione dell’amministrazione statale, cioè le regole della convivenza, dovrebbe logicamente essere condivisa da una buona maggioranza delle forze politiche, a prescindere dai loro orientamenti ideologici.
Di contro, guardando in un dibattito televisivo sull’argomento referendario Flavio Tosi, già uomo di punta della Lega Nord, passato poi con i suoi accoliti, eletti in Parlamento sempre nelle liste della Lega Nord, dalla parte del Governo Renzi, sostenere il “si”, mi è venuto in mente che forse i termini “accozzaglia/ammucchiata” potrebbero calzare a pennello per la maggioranza parlamentare che sostiene l”attuale predetto Governo, già peraltro non eletto dai cittadini.
infatti, a parte il caso del NCD di Alfano, già “enfant prodige” di Berlusconi, Ministro nell’ultimo Governo Berlusconi e segretario del PDL, che sta un po di qua e un po di la a seconda del caso (vedi realtà locale lombarda), l’attuale maggioranza parlamentare comprende tanti trasformisti e cambia bandiera, che perfino De Pretis ne sarebbe colpito. Basti infatti pensare oltre appunto ai tosiani, anche ai verdiniani ed a tutti quei gruppi parlamentari e a quelle componenti politiche nate all’interno dell’attuale Parlamento e neanche presenti sulle ultime schede elettorali.
Tra l’altro non mi sembra proprio che la riforma in discussione si degni di contenere delle disposizioni anti-trasformismo (o anti-ribaltone, come invece la bocciata proposta di riforma del 2006), pur nel rispetto di quella dinamica della vita politica democratica che è per cosi dire lo “sfaldamento interno di una forza politica”. Per esempio il fatto che un parlamentare, non più in sintonia con la forza politica nelle cui file è stato eletto, invece di cambiare schieramento debba dimettersi, lasciando però sguarnito il seggio.

Ringraziando per l’attenzione, colgo l’occasione per porgere i migliori saluti,

Giuliano Guerrieri

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