Gaza chiama, rispondiamo con umanità

17 Giugno 2025
Gentile redazione,
vi scrivo con un’urgenza che viene da dentro. Non rappresento alcun partito, non ho cariche pubbliche né appartenenze ufficiali. Sono solo una persona qualunque, una madre, una cittadina, una donna che ogni giorno si sveglia e va a dormire col pensiero fisso di ciò che sta accadendo a Gaza.
Le immagini che scorrono davanti agli occhi – i corpi sotto le macerie, gli occhi dei bambini stanchi di avere paura, le file per una goccia d’acqua o un pezzo di pane – non si cancellano più. Sono immagini che ci interrogano. Che ci chiedono: “Tu, cosa stai facendo?”
Non posso accettare l’idea che tutto questo dolore passi sotto silenzio. Non posso pensare che il mondo, e con esso anche i nostri piccoli paesi, si abituino a questa sofferenza come fosse normale. Non lo è. Non lo sarà mai.
Ed è per questo che lancio un appello, semplice ma sentito: facciamo qualcosa. Anche solo per dire che ci siamo. Che non siamo indifferenti. Che la vita di un bambino vale ovunque, senza distinzioni.
Invito le istituzioni locali, i sindaci del Varesotto, le scuole, le associazioni, ma anche ogni singolo cittadino, a esprimere pubblicamente una richiesta di cessate il fuoco immediato, di rispetto del diritto internazionale e di umanità.
Che sia uno striscione fuori dal municipio. Una bandiera della pace. Una fiaccolata. Una mozione simbolica. Un minuto di silenzio. Un disegno appeso a scuola. Un gesto, qualunque gesto, che ci ricordi che non siamo fatti per voltare lo sguardo.
So che qualcuno dirà: “Ma non cambia nulla”.
Eppure io credo che anche un piccolo gesto, se nasce da un cuore sincero, possa fare eco. E possa cambiare qualcosa, se non nel mondo, almeno in chi guarda. E in chi soffre. Gaza ci riguarda. La guerra ci riguarda. La morte di un bambino ci riguarda sempre.
Vi ringrazio per lo spazio, per l’ascolto, per la possibilità di far arrivare questa voce – che è una, ma che spero possa diventare molte.
Con profonda gratitudine,
Catia
Una cittadina del Varesotto
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Sarei felicisssimo se tutto potesse risolversi come auspica lei (io ho la bandiera della Palestina sul balcone) ma per il criminale Nethanyau e la maggioranza degli israeliani i loro massacri (contemplo anche quello del 7/10) sono una cosa “giusta”. La storia racconta che sono pochi i dittatori che sono morti di morte naturale e che Israele si ravveda lo ritengo estremamente difficile. In piu’ hanno anche il sostegno di Trump. Chissa’ se questi guerrafondai un giorno pagheranno! Ci vorrebbe subito una “mano Divina”, ma…!