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La questione meridionale e la morale

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27 Novembre 2007

Caro Direttore,

volevo da tempo affrontare questo discorso ma ho sempre posticipato pensando che le cose potesse cambiare e che certi miei pensieri potessero essere fraintesi. Ora ritengo giusto parlarne.

L’altro giorno stavo ascoltando una trasmissione su RTL Radio incentrata sul dibattito della qualità della vita in Italia e di come, in questo paese, sia sempre più faticoso vivere e usufruire dei servizi pubblici come richiedere un certificato, prendere un treno, effettuare un esame medico e quant’altro.
Alcuni ascoltatori hanno telefonato lasciando la loro testimonianza portando alla luce dei casi più o meno gravi. Un pasticcere da Napoli ha chiamato dicendo come nella sua professione l’evasione fiscale sia una pratica ormai diffusa e svolta alle luce del giorno. Ha chiaramente ammesso come a Napoli il 70% dei pasticcieri svolga la propria attività completamente in “nero” e non dichiari nemmeno un reddito minimo.

Tra le decine di testimonianze è arrivata quella di una signora che lavora nella divisione amministrativa di una azienda bresciana composta da 30 dipendenti tutti regolarmente assunti. Tutti tranne una ragazza che viene retribuita in nero per poche ore di lavoro giornaliero. Ore che le consentono di concedersi qualche vizio come un abito nuovo e ovviamente pagarsi gli studi. La ragazza se non sbaglio è una conoscente di un dirigente impiegato in questa azienda.
Un giorno in questa azienda sono arrivati i finanzieri. Hanno giustamente controllato tutto e trovando questa ragazza in una posizione lavorativa irregolare hanno condannato l’azienda a pagare una multa di 35.000 euro. Nei 10 mesi successivi questa azienda ha ricevuto la visita a sorpresa della finanza altre 3 volte. Non sono state riscontrate altre irregolarità.

Ora…

qui non si vuole discutere nè criticare la legittimità/disonestà del datore di lavoro nè tantomeno l’operato della guardia di finanza. Qui si vuole discutere e profondamente condannare la metodologia di questi controlli, controlli che stranamente avvengono in percentuale altissima al Nord Italia e in misura fortemente ridotta al Sud.
Forse perchè il Nord è universalmente riconosciuto come la gallina dalle uova d’oro, gallina da spennare e cucinare a fuoco lento. Altri ascoltatori hanno commentato come al Sud molto spesso i controlli fiscali sono preceduti, qualche giorno prima, da una telefonata che in qualche modo fa capire al datore di lavoro di “trovarsi pronto” perchè è in arrivo una ispezione.
Probabilmente non riesco più a capire quali siano le cause di questa mentalità truffaldina e votata all’illegalità che sembra permeare l’Italia e in particolar modo il mezzogiorno. Quello che non accetto è il comportamento dello Stato che sembra aver accettato questo modo di operare. Gli appelli al rigore economico e fiscale del ministro delle finanze di turno non possono convircermi. Nessun politico mi può richiamare al rigore quando metà paese si muove in avanti e l’altra metà ha la retromarcia perennemente inserita. Nessun politico mi può richiamare alla morale del “giusto” e del “buon governo”. Perchè prima di tutto è una concetto puramente personale. O disponi della integrità morale già di tuo o nessuno con nessun mezzo te la può far nascere.
Io sono stato educato al RISPETTO delle leggi, giuste o sbagliate che siano. Al mezzogiorno e in altre parti d’Italia si stanno educando le nuove generazioni con la convinzione che la società non sia gestita da regole, da una morale condivisa ma che ogni individuo disponga delle sue regole, della sua morale.

Credo che lo Stato abbia una profonda paura di questa situazione e per questo motivo evita di aumentare i possibili attriti, anche perchè nella illegalità lo Stato sembra trovarsi bene, sembra aver trovato il collante ideale per tutte le sue manovre di potere.
Mentre un lavoratore/datore del Nord può al limite sbottare, imprecare, mandare a quel paese il finanziare di turno, dall’altro lato della medaglia il datore del Sud potrebbe non avere la stessa reazione e passare dalle parole ai colpi di pistola. Insomma il motto è: lasciamoli del loro brodo almeno non rompono più di tanto. Peccato che il brodo stia incominciando ad andare a male.

È strano che al Sud ci sia questa illegalità diffusa e che pochissimi meridionali se ne rendano conto. Forse qui mi può aiutare una lettera apparsa qualche giorno fa nel blog di Severgnini sul Corriere della Sera.
Da un punto di vista sociale e comportamentale sembra che ci sia una relazione inversa tra l’attenzione alla propria persona e l’ambiente che ci circonda. Il vestire firmato, possedere belle macchine, arredamento e iperpulizia nelle case sembra “stridere” e andare contro alle costruzioni non ultimate, alla spazzatura nelle strade, al verde incolto e abbandonato, al traffico caotico. Man mano che si va verso Nord fino ai paesi scandinavi si invertono le proporzioni. L’interesse verso la persona e il suo apparire non è determinante e dal lato opposto l’ambiente in cui si vive diventa più gradevole e pulito.
Sarà anche una teoria stupida ma sono sicuro che quando vedremo sempre più italiani, anche meridionali, scendere in strada e dedicarsi alla pulizia spicciola del proprio “confine” nello stesso modo in cui si lavano anche 4 volte al giorno, senza aspettare che siano sempre le istituzioni a provvedere, allora avremo sicuramente un miglioramento globale e tangibile. Un miglioramento del nostro modo di vivere morale e civile, come nell’Europa del Nord, alla faccia dei rifiuti napoletani, della cementificazione diffusa e delle discariche abusive.

Il mio non vuole essere un discorso classista ma una presa di posizione anche perché sono convinto che tutti gli italiani e i meridionali in particolar modo siano stanchi di sentire le solite balle consolatorie che sanno tanto di presa in giro e non aiutano a risolvere la situazione.

Grazie per la disponibilità

Felice Griffi

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