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La recita miracolosa

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23 Dicembre 2016

Gentile Direttore,
ieri sera ho assistito alla recita della Scuola Primaria “Istituto Betlem” di Gallarate (VA) che frequenta mio figlio; la recita dal titolo “Natale in prima pagina” si è tenuta presso l’Auditorium di Jerago.
Che dire? Ha saputo toccare qualcosa dentro di me…non come le solite recite. E ho scritto una nota che le allego e che ho mandato alla scuola. Può essere una riflessione anche più generale sulle recite scolastiche…mi dirà lei se merita.
Buon Natale
Antonella Cosetti Ferrazzi

Non sono mai stata una gran fan delle recite scolastiche.
Faccio un’eccezione solo per quelle dei bambini della Scuola Infanzia: la loro tenerezza è spettacolo già di per sé.
Quando gli attori hanno dai 6 anni in su le recite hanno sempre avuto un effetto soporifero su di me: le ho sempre considerate fondamentalmente e concretamente una perdita di tempo sottratto all’apprendere e uno sforzo immane da parte di insegnanti e bambini, nel prepararle, una noia per i genitori assistervi, un obbligo all’applauso e ai complimenti indipendentemente dal reale risultato.

Tutto ciò fino a ieri sera.

Ieri sera è scattato qualcosa di diverso, non so dargli un nome o forse sì: lo chiamerei
“lo stupore dell’inaspettato”.

E tutto è iniziato quando sullo sfondo del rosso sipario è apparsa una figurina nera: Suor Maria. Nella sua staticità, ha iniziato a parlare con assoluta spontaneità, senza scomporsi, senza farsi intimidire dagli sguardi della platea: un discorso fatto di parole sentite, vissute in anni consumati nella scuola, a contatto con insegnanti e bambini: impegno, amore, gioia, sorriso, passione. Un animale da palcoscenico in nuce, da fare invidia ai più consumati presentatori. Chapeau.

Poi sono entrati in scena loro: i protagonisti, i bambini. Sono scesi dall’alto, carichi di energia, trionfali, e saliti sul palco ordinati e precisi. E lo spettacolo è iniziato.

Ho visto finalmente bambini che sapevano recitare, scelti a rivestire il ruolo più consono alle loro qualità e alla loro personalità: quel “Diego-Lillo” un po’ ingenuo e sfortunato, con la battuta pronta, che cerca di tenere le fila di una compagnia di sgangherati collaboratori per far sì che il giorno di Natale sia sempre perfetto, quella giornalista impettita a caccia dello scoop che nessuno meglio di Benedetta avrebbe potuto impersonare e poi Lady Cometa, Gloria, che da sola basta a riempire il palcoscenico con la sua presenza scenica e quel fare da navigata star. Meraviglia.

Ho visto dei balli ben costruiti ed egregiamente interpretati da tutti, dai più piccoli tra uno sbadiglio e un cappello di Babbo Natale scivolato sugli occhi e dai più grandi in grado di ricordarsi l’intera coreografia o, in caso di una piccola dimenticanza, di riprendersi subito, senza farsi sopraffare dal panico, senza fermarsi, mai. E sempre presenti, come spalla costante, i bambini di quinta, che in quegli abiti così luminosi e argentei sembravano angeli veri. Stupore.

Ho visto alcuni genitori della classe coinvolti: la mamma di Diego alla regia, il papà di Gloria, prima voce fuori campo del Padre Eterno, poi comparsa in scena in chiusura, con abito bianco e parrucca…come uscito dalla pubblicità Lavazza, un tocco di comicità. Divertimento.

Ho visto le insegnanti prodigarsi chi per i costumi, chi per i suggerimenti nella recitazione, chi nella direzione dei canti, chi negli allestimenti. Passione.

Di solito non ne posso più che una recita finisca.
Ecco, ieri avrei voluto non finisse.

Non so cosa sia cambiato rispetto agli altri anni, non so di chi sia il merito di tutto questo.

Ma so che mi è piaciuto.

E mi è piaciuta quella sinergia delle diverse componenti della nostra scuola che ne fanno la forza e la differenza con le altre scuole più blasonate e che ieri si è vista: suore che da presenze silenziose come sono sempre state, per una volta si sono viste rappresentate sul palcoscenico, insegnanti, bambini, genitori.

Non so di chi sia il merito, ripeto, di quanto ieri sera è emerso.
Ma vi prego, non cambiate direzione alla svolta che è stata data.
E’ questa la via, parola di genitore.

Perché ogni anno, a Natale, sia sempre “lo stupore dell’inaspettato”.

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