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Lettera di San Valentino

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14 Febbraio 2024

Ogni anno, a Verona, nel giorno di San Valentino, il balcone di Giulietta è meta di messaggi e lettere d’amore. Il mondo cambia: guerre, pandemie, scadimento di valori… ma quegli scritti ci dicono he i sentimenti esistono ancora nel cuore dell’uomo. Il 14 febbraio del 1974 il varesino Fernando De Maria partecipò un concorso letterario bandito dalla Radiotelevisione Svizzera Italiana. l tema era “Una lettera d’amore ”. La giuria del premio era presieduta da Piero Chiara e i brani letti da due attori. De Maria era allora un giovane artigiano appassionato di corsa. Per questo, più che al Cantoreggio, dove abitava, era facile incontrarlo lungo i sentieri della Martica e del Campo dei fiori. Fernando, in quel periodo, non attraversava un buon momento…la lettera con cui partecipò al concorso non fu quindi inventata, ma “vera”: rappresentava una pagina triste della sua esistenza. Sono trascorsi cinquant’anni da quel soleggiato mattino di febbraio.  Conserva la malinconia dei sentimenti che credevamo immortali.
Nella vita, tutto finisce… anche la gioia dei momenti felici.
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Cara Maria,
è stato ancora come in uno di quei sogni che avrò fatto quand’ero bambino. Di quel tempo in cui aspettavo soltanto che la vita realizzasse una dei miei desideri. Ecco, averti incontrata così dolce e bambina ha risvegliato in me le sensazioni di allora: forse un po’ diverse, ma colme di quell’amore che raramente ci accade di provare nel corso della vita.
Come ti chiami?
Io mi chiamo Maria, e tu?
Io mi chiamo… vagabondo.
Si stringe il cuore a pensare a quel giorno di sole in cui non sapevo ancora del bene che ti avrei voluto. Ma in questa serata tutto sembra diverso: anche la neve vuole cadere come per seppellire la verità dei tuoi abbandoni e dei tuoi ritorni. Forse, la verità neppure tu la sai, o si è smarrita fra i castelli di sabbia del tuo mondo interiore dove la sete di libertà e fuggire non concedono respiro ai sentimenti più sinceri. Non voglio rimproverarti ancora ma, ti ho amato tanto, con un amore tristissimo.
Se tu sapessi, Maria, quante volte, la sera, avevo un nodo alla gola e ti dicevo:  «Ciao “Stupidina», buona notte anche a te.
Ad uno ad uno, tornano in mente i nostri discorsi che parevano volare oltre il tempo e le barriere della nostra povera vita. Ricordi?…Quanti sogni, quante parole!… Ora hanno un sapore amaro, vuoto, come tutte quelle che ricordano o promettono l’amore. Sono stanco…e, in segreto, ho scritto la parola “fine” alla nostra storia. Ma tu non piangere, non sono nessuno, non ti avrei mai reso felice. Le nostre vite ci hanno sempre diviso. Se ti guardi intorno troverai tanti giovani migliori del tuo “vagabondo”: tutti sapranno darti la forza e la gioia per continuare a vivere e il mio ricordo sarà molto lontano. Il tuo gioco e il mio amore finiscono qui. In una serata triste ritorniamo estranei ; prima però voglio ringraziarti: non mi hai fatto solo soffrire: mi lasci un grappolo di bei ricordi. Chiedo scusa ai tuoi famigliari: quando stavo per dimenticarti, cercavo la tua immagine sui loro volti, perché amavo soprattutto il mio amore per te. I miei doni ti hanno fatto ridere, i tuoi, qualche volta, piangere: ti rendo solo la cosa che avevo più cara, conservala tu. Qualcuno ha detto che aldilà di questo mondo ne esiste un altro senza frontiere in cui saremo finalmente liberi ed uguali Non dire più che sei sfortunata (ti ho teso molte volte la mano…) e non ridere di me: sappi che, aldilà della vita, del Piccolo Carro e delle stelle che abbiamo cercato insieme, ti aspetterò, per non lasciarti più. Adesso, mi devi sorridere, ti voglio salutare. Non così però…un bel sorriso, un grande sorriso mi devi fare! È tanto facile…! Non mi credi, vero?…Anch’io ti sorrido, sai?…In silenzio ti bacio le mani, le guance, la fronte…e rivedo quel “tuo sorriso” che, alla luce dei lampioni, un volo di fiocchi di neve sta disegnando invano.

Fernando De Maria

Commenti

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  1. elenera
    Scritto da elenera

    Non so se sia solo l’amore a poterlo fare, ma sposare gioia e struggimento è certamente cosa rara… Come le parole che sono state di questo signore: poesia del tormento. Mirabile, che altro dire…

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