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Possibile che la tragedia non fosse evitabile?

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3 Gennaio 2005

Egr. Direttore,

la visione degli sconvolgimenti provocati dallo “tsunami” turba qualsiasi spettatore e lascia annichiliti; però una domanda mi tormenta: possibile che non fosse evitabile?

Nel “paradiso terrestre” del sud-est asiatico, una volta, le persone erano protette dalla foresta costiera di mangrovie e andavano al mare solo per pescare: l’esperienza aveva insegnato loro che le abitazioni erano al sicuro se poste all’interno.

Nel mondo ricco e liberale alle Hawaii, oltre a fruire di un sistema d’allarme, e’ vietato costruire a meno di venti metri di quota per difendersi dagli tsunami,. Mentre nei paesi poveri la speculazione selvaggia internazionale la fa da padrona e quindi si e’ disboscato per costruire alberghi sul mare e persino nel mare (per la gioia di turisti avvezzi a tutti i vizi possibili), da qui si sono rese necessarie case e casupole di chi, lì, avrebbe dovuto vivere per servire i turisti.

Morale: la foresta non ha più fornito protezione e chi viveva nelle casupole e’ morto.

Questi errori, oggi, sono irrimediabili, pertanto sono elemento di riflessione affinché non si ripetano.

Partendo dalla convinzione che la gara di solidarietà, innescatasi in questi giorni, non possa durare a lungo e che fra poco tempo gli speculatori internazionali torneranno a farla da padroni. Nasce spontanea l’esigenza di prendere decisioni coraggiose e controcorrente che sappiano proporre la necessità di liberare i paesi poveri dagli interessi passivi, che debbono pagare ai paesi ricchi a causa del loro debito estero, impegnandoli ad investirli in sviluppo compatibile e sicurezza.

Questo comporterà la rinuncia a parte del superfluo di cui godono i Paesi ricchi e dimostrerà che i privilegi di pochi non debbono valere più della vita umana.

Alessandro Milani

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