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In ricordo di Aldo Veroni

Aldo Veroni
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18 Settembre 2018

Egregio direttore,

a 14 anni, entrando per la prima volta nella Libreria di Via Robbioni, ancora prima di iscrivermi alla IV ginnasio, ho sentito un amore per i libri che non mi ha più abbandonato; una passione veicolata dal nobile tratto del signor Aldo. Nella sua libreria mi ha visto crescere, assieme alla passione per i libri con testo a fronte nelle lingue originali, un pallino che mi porto ancora dietro. Sorrideva quando mi vedeva entrare: la sua compagnia era, dopo la scuola, la cosa più normale per me in quegli anni. Sapeva già che avrebbe tribolato non poco per farmi arrivare l’Andromaca col testo greco in edizione critica da Parigi o il Lexicon del Leopold, in una delle ultime copie rimaste, da Bologna. Ricordo il tono della voce, carico di soddisfazione, nel presentarmi il frutto di giorni di ricerche per soddisfare la richiesta impertinente di uno studentello di liceo. Ma la sua era una soddisfazione più profonda – lo ho capito dopo – : quella di vedere un giovane crescere, crescere nell’interesse, nell’umanità…

Un giorno mi chiese di accompagnarlo nel retro bottega: sapeva che ero credente e aprì la frase con gli anni di Cristo. La grande notizia era detta, in anticipo: dopo 33 anni si chiudeva; morte nel cuore dipinta sul viso di entrambi. Qualche giorno dopo mi si presentò con un libro: “una chicca – disse – il Germania di Tacito”. Una pregevolissima edizione critica della Oxford in brossura verde, come piaceva a me. Ma la cosa più preziosa non era Tacito; era la dedica, scritta con l’inconfondibile calligrafia tendente a destra, raffinata come era raffinata e nobile l’indole dei “grandi uomini” dei tempi andati.

Ora sono insegnante, voglio bene ai miei alunni: leggo loro in classe, sovente, le epistole morali di Seneca, altro regalo del signor Veroni, con l’invito – nell’atto del porgermelo – di leggerne una per sera. Non capirei questi ragazzi, non sarebbero parte della mia vita, oggi, se non fossi stato “educato” all’esprit de finesse (un dono di pochi) da quei grandi uomini che mi hanno aiutato a crescere: tra questi Aldo Veroni!

Ai miei studenti, celiando su Pascal, ricordo a ritmo martellante: “La Verità non è un concetto astratto per i filosofi, è una Persona”.

E siccome è una Persona, si lascia trovare da quelli che la cercano. Adesso riprenderemo le nostre chiacchierate sulla Fede, interrotte con la sua partenza per la Spagna, in modo del tutto nuovo!

Ad Deum signor Veroni!

Suo affezionatissimo

Stefano T.

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