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Riflessione sul crocifisso nelle scuole

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18 Novembre 2009

Egregio direttore,
la sentenza sulla rimozione del crocifisso dalle aule ha suscitato forte eco e tante reazioni. Il crocifisso esprime l’appartenenza a una tradizione, a una cultura che si fa esperienza quotidiana per l’Italia e per l’ Occidente esso incarna il Simbolo Universale che ne rappresenta la Storia , i Valori e la Cultura, in una sola parola le Radici, la storia italiana è di fatto intrecciata con l’esperienza cristiana.
In particolare riteniamo grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. E’ sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa.
Crediamo che l’accoglienza dell’altro ed il rispetto della sua diversità debbano partire dal riconoscimento della propria identità; Il crocifisso è il riconoscimento delle propria identità, e quindi delle radici cristiane della società italiana ed europea
A conferma ancora oggi nel nostro Paese una stragrande maggioranza degli studenti e delle loro famiglie scelgono l’insegnamento della religione cattolica.
Peraltro ci sentiamo di condividere il pensiero del Cardinale Tettamanzi, che esprime un più articolato monito sulla questione del crocifisso nelle scuole: «Un simbolo non solo confessionale ma umano, la cui eliminazione non rappresenta un passo in avanti. Il punto però non è conservare un "simbolo", un oggetto, bensì il modo di viverlo nella realtà. Questo è l’ aspetto che dovrebbe essere considerato con maggiore serietà. Mi pare che di ciò si parli poco». Ma detto ciò continuiamo a pensare : a chi può dare fastidio quella figura? Quali libertà può ledere? Non ha nessun senso voler togliere il crocifisso dalle aule scolastiche, dai luoghi pubblici; la laicità di uno Stato non si misura dai crocifissi appesi o tolti e comunque è opportuno ricordare che i giudici della Corte Europea dei diritti dell’uomo non hanno emesso una sentenza coercitiva, e nulla ci può impedire di tenere i crocefissi nelle aule. Restiamo convinti che tale sentenza non sia rispettosa della realtà: l’Europa tutta e in particolare l’Italia non può non dirsi cristiana.
In tempi recenti il nostro Governo condusse una battaglia per introdurre nella Costituzione le radici giudaico-cristiane, ma Paesi laici e laicisti come la Francia di Chirac si opposero e siccome serviva l’unanimità non si riuscì a introdurle. A sostegno di tale tesi basta ricordare gli 8 paesi d’Europa che hanno la croce nella loro bandiera quindi coerentemente cosa dovrebbero fare, cambiare la loro bandiera?

Fa riflettere il fatto che, mentre in Italia ci si mobilita contro il crocifisso, simbolo della fede cristiana per eccellenza e segno della partecipazione di Dio alla vicenda umana, negli Stati Uniti il presidente della nazione nell’assumere l’incarico giura sulla Bibbia e invoca la benedizione di Dio sulla nazione, e questo appare normale a tutti.
Noi crediamo che sul problema del crocifisso si è cominciato a discutere a causa della presenza di alunni musulmani e di altre religioni nelle scuole italiane, sarebbe conveniente che ai ragazzi non cattolici presenti nelle scuole in Italia, come segno di rispetto per gli italiani, si dia la possibilità di conoscere la religione cattolica, non per imporre una religione diversa dalla loro, ma per far loro capire che vivono in un paese dove c’è una religione diversa dalla loro. In questo modo sarebbero educati a conoscere e rispettare la civiltà e la cultura del popolo che li ha accolti. Di contro anche gli alunni cattolici dovrebbero essere educati a prendere coscienza che esistono amici e compagni che seguono altre religioni per evitare che ci siano discriminazioni basate sulla religione.
Chiudiamo queste riflessioni riportando integralmente la posizione espressa nel merito da Francesco Alberoni figura che si può ragionevolmente ritenere “obbiettiva” :

La storia, i simboli e i divieti Se l’utopia cancella la libertà
I giudici di Strasburgo hanno proibito l’esposizione del crocifisso nelle scuo¬le. Alla Turchia proibirebbero la mezzalu¬na e a Israele la stella di Davide. E già qualcuno chiede di sopprimere il Natale e, con la stessa logica, Yom Kippur e Ramadan. Tutto nel nome della laicità dello Stato. Ma nel mondo moderno lo Stato non è solo quello centrale. Sono «Stato» anche le regioni, i comuni, le comunità autonome, le associazioni religiose e culturali a cui, per il principio di sussidiarietà, sono delegate funzioni pubbliche. In un’Europa multietnica e multireligiosa sono importantissime le vecchie nazioni e le formazioni che vivono attorno a valori, norme, simboli tradizionali. Proibire i loro simboli perché irritano, turbano, danno fastidio a un individuo qualsiasi, significa impedire a intere comunità di continuare a essere se stesse, negare il pluralismo.
La storia ci dice che il pluralismo viene negato da tutti coloro che vogliono distruggere il passato per realizzare una utopia. Gli spagnoli hanno annientato le civiltà precolombiane, la Rivoluzione francese ha cambiato persino il nome agli anni e ai mesi. I comunisti sovietici hanno imposto l’ateismo. Negli Stati totalitari islamisti vieni arrestato se mostri una Bibbia o un Vangelo. L’utopia porta al totalitarismo.
Questo vuol dire che i filosofi, i giuristi dei diritti dell’individuo hanno una mentalità totalitaria ? Se vogliono realizzare l’utopia di impedire che qualsiasi individuo possa essere turbato dal comportamento reale o simbolico di qualsiasi altro sì. Per accontentare tutti devono proi¬bire tutto: gli usi, i costumi, i valori, perfino le lingue degli altri popoli. Mentre i grandi imperi persiano, romano, inglese lasciavano vivere i culti, le tradizioni e le lingue locali, i nostri utopisti sono spietati. Non solo sulle dimensioni dei piselli e delle arance, ma sui simboli religiosi e persino sul linguaggio. In certi Paesi non puoi dire «sesso» ma devi dire «genere» perché qualcuno si offende.
Dopo un totalitarismo giacobino, marxista, nazista e musulmano potrebbe nascere un totalitarismo eurocratico. Sbandierando le sue promesse utopiche, distrugge le istituzioni del passato e impone il suo potere. Ammaestrati dalla storia, cerchiamo di impedire che accada, restiamo vigili e diffidenti. Siamo europei, ma per favore, conserviamo le nostre tradizioni, il nostro linguaggio, sì, perfino le nostre debolezze, i nostri pregiudizi. E se ci impongono a forza qualcosa, diciamo di no.
FrancescoAlberoni
09 novembre 2009

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