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Il tragico calvario di mamma Anna

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28 Dicembre 2020

Egregio Direttore,
Mamma Anna è il 23 dicembre al Circolo di Varese, aveva 94 anni. Donna di rara bellezza all’età di 26 anni rimane vedova con due figli , il sottoscritto e mia sorella. Operaia tessile fa i doppi turni per farci studiare e rinuncia a risposarsi. Guida la macchina fino a 91 anni.Tre anni fa frattura del femore, operata a tradate inizia lunga terapia riabilitativa anche in una RSA. a Bodio. Orgogliosa e tenace riesce alla fine a camminare con deambulatore e pronta per tornare a casa, Poi arriva il Covid e tutto si blocca anche le visite. Lei disperata.. comunica con il telefono anche 3 volte al giorno .Stavamo per riorganizzare le visite quando venerdi 18 cade , frattura altro femore ricovero a Varese, oltre 2 giorni al PS in barellaia, sola visite vietate , poi finalmente in ortopedia dove viene operata il 21 sera, forse un pò tardi. Visite sempre vietate, solo frammentarie telefonate con i medici. Martedi 22 ci dicono che tutto è Ok e che mamma insiste per avere il suo telefono che procuriamo di corsa.. aspettiamo le telefonata ma niente, Mercoledi mattina ci dicono che il quadro precipita per emorragia, tra l’altro lei assumeva anticoagulanti, poi decesso, 24 Dicembre funerale. Se n’è andata senza un saluto . Me la immagino sola per giorni al PS senza una parola amica , sola prima e dopo l’operazione e il suo disperato tentativo di dirci qualcosa dopo giorni di assoluto e doloroso silenzio , con il suo amato e antiquato telefono. Ecco , il Covid ci ha impedito di assistere mamma come meritava e come lei disperatamente cercava o forse in tempi”normali” sarebbe andato tutto velocemente bene. Non lo sapremo mai , mamma Anna meritava questo ricordo e questa riflessione.
Lomazzi Ernestino

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Colpo

    La mia mamma si chiamava Rina ed è morta il 13 novembre di covid all’ospedale di Varese. Aveva contratto il virus in una struttura riabilitativa dopo un intervento per la frattura del femore. Per settimane io non ho potuto mai più vederla, io, la figlia, non potevo entrare per “proteggerla”, mentre il covid l’ha contratto dagli operatori di quella struttura. Comprendo il suo stato d’animo perché è anche il mio. È disumano morire così in solitudine e per noi famigliari è straziante doverli lasciare andare per sempre senza poter fare loro una carezza.
    Antonella Colpo

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