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Tutti tacciano, in nome del popolo italiano

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9 Agosto 2013

Caro direttore
Alè, popolo! Dagli all’ untore. Ora, finalmente, davanti ad una sentenza definitiva della Cassazione Silvio Berlusconi merita il titolo di "pregiudicato, delinquente ed usurpatore del titolo di cavaliere del lavoro". E’ un incallito evasore fiscale e merita l’ ostracismo. Le sue aziende? Frutto di ruberie. I 50mila dipendenti? Tutti lecchini venduti ad uno schiavista. Le sue Tv? Roba da voltastomaco condotte da manager e giornalisti opportunisti. La sua vita privata? Un esercizio da postribolo con un padrone di casa (chiusa) che si comporta da mandrillo. Le minorenni? Abusate da un vecchione privo di scrupoli. La sua attività politica? Un disastro per l’ Italia abituata da oltre mezzo secolo ad un benessere mai conosciuto. E non è finita. Seguono, a breve, le sicure condanne per Rubygate, per le compravendite di parlamentari, per gli striminziti alimenti alla sua ex moglie, per il lodo Mondadori e via giustiziando.
Berlusconi, come Cartagine, va distrutto. Eliminato lui prenderà vigore la gioiosa macchina da guerra che ci condurrà nell’ Eden economico e sociale. E davanti a sentenze inappellabili non ci sono avvocati che tengano. Dura lex sed lex. La legge è uguale per tutti e vale anche per quel mostro della vita italiana. Il titolo di cavaliere del lavoro diamolo ad altri capitani di industria. Alla Fiat degli Gianni Agnelli, a De Benedetti, ai pescecani che hanno ridotto uno straccio Angelo Rizzoli, ai padroni delle banche, compresa quella dei Monte Paschi o delle cooperative e perchè non riconoscere gli altissimi meriti da lavoro ai big della sinistra,Veltroni, D’ Alema, Bersani, Rutelli, Rosy Bindi, Franceschini, Epifani ed il mondo dei sindacalisti, ecc. ecc. tutta gente che si è fatta dal nulla, lavorando come matti e rischiando con le proprie attività imprenditoriali. Ora il signor Berlusconi non ha scampo. La bilancia della giustizia si è abbattuta su di lui e nessuno si permetta di nutrire un "ragionevole dubbio". Il dogma dell’ infallibilità da qualche anno vacilla nel Vaticano ma nelle aule di giustizia e nel Palazzaccio è sempre lì indelebile e da rispettare. Ipse dixit. E tutti tacciano, in nome del popolo italiano.

Giovanni Mele

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