Vita di Pio IV zio di San Carlo
12 Agosto 2022
“Vita di Pio IV zio di San Carlo” è il titolo del libro scritto da Federico A. Rossi di Marignano, un papa che la comunità di Induno Olona si sente molto legata perché qui, nel castello della famiglia Medici a Frascarolo, soggiornò per quasi un anno, prima della sua elezione al soglio pontificio. E’ un libro storico molto documentato, corredato da ben 946 note di riferimento, frutto di un lavoro ciclopico di ricerca in decine e decina di archivi nazionali ed anche europei. Racconta la storia del nostro Paese del 1500, quando la furia delle guerre, economiche e di religione, imperversava in tutto il continente, dove Milano e tutta la Lombardia erano costantemente terreno di conquista da parte di tutti gli eserciti stranieri, Vaticano compreso.
Si racconta che nella sua vita, il futuro Pio IV cambiò nazionalità, per ben 12 volte a seguito di altrettante guerre, dove spesso e volentieri erano gli stessi papi i protagonisti principali di queste violenze, nella ricerca spasmodica del primato del potere temporale. Se qualcuno vuole andare alla fonte del perché nel nostro DNA europeo, c’è la guerra, basta andare a rileggersi la storia, dove le guerre di religione erano il pane quotidiano.
L’altra grande particolarità di questo libro è che mette a confronto sullo stesso piano questi due grandi riformatori del ‘500: Martin Lutero e lo stesso papa Pio IV al secolo Gian Angelo Medici, definito dall’autore “Uno dei papi più grandi della storia” quello che ha avuto il coraggio di riaprire il Concilio di Trento, di portarlo a termine e firmarne i relativi decreti, avendo poi avuto nel nipote, Carlo Borromeo il più importante esecutore, con una vita personale carica di ascetismo e opere di carità che poi alla fine lo portarono alla morte prematura, passato poi alla storia della Chiesa Ambrosiana come una grande icona, con tutte le contraddizioni del tempo, in quello scontro che portò nel cuore dell’Europa alla spaccatura dei cristiani tra cattolici, protestanti ed evangelici, tutt’ora in parte presenti oggi nella guerra tra Russia e Ucraina.
Pio IV è stato definito un papa laico, arrivato al soglio di Pietro dopo aver avuto tre figli, avendo ricoperto prima diversi ruoli da laico nella Chiesa come ambasciatore e diplomatico, che nei suoi sei anni di pontificato portò la Pace in tutta l’Europa, ma dimenticato dai suoi contemporanei per la sua impronta riformatrice, perché tolse parecchi privilegi in una Chiesa corrotta, ignorato dai contemporanei perché lasciò pochi scritti di se stesso.
Al termine del libro, Federico Rossi si pone la domanda …. “A chi mai può tornare utile, oggi, una biografia di papa Pio IV? A parere nostro la sua figura può confortare ed esortare i laici cristiani – donne e uomini che non sono né preti né religiosi – a ritrovare e a esercitare un ruolo più attivo nella vita quotidiana della Chiesa che – come ha insegnato san Paolo – é il corpo mistico di Cristo, dove Cristo é il capo e i cristiani sono le membra. La Chiesa così configurata, non è costituita dalla sola gerarchia ecclesiastica e dai religiosi – che sono soltanto due delle tre componenti il popolo di Dio – ma é costituita anche dai laici, che vivono nel secolo, implicati nelle questioni e nei problemi di questo mondo, il cui dovere di stato è quello di ordinare la realtà temporali secondo il disegno di Dio” Alla fine si ritorna sempre lì, a quel Concilio di Trento che ha riformato in parte la Chiesa di quel tempo dalla corruzione dilagante, ma ha fallito lo scopo principale, cioè quello di ricomporre l’unità dei cristiani, nonostante che lo stesso papa Pio IV aveva dichiarato di essere favorevole alla abolizione del celibato obbligatorio dei preti. Temi che poi lo stesso Concilio Vaticano II non è riuscito a risanare, tornati prepotentemente all’ordine del giorno con il Sinodo della Chiesa Cattolica promossa da papa Francesco.
Gian Angelo Medici muore domenica 9 dicembre del 1565, solo, abbandonato da tutti, triste e fortemente depresso, come lo sono stati tanti papi di questo ultimo secolo, compresi anche vescovi e preti. Certo che essere governati da una casta sacerdotale costretta a passare nel calvario della depressione, dovrebbe far riflettere tutti, e capire il perché non si riesce più a trasmettere la gioia della Parola di Dio, la Buona Novella del Cristo risorto. Una Chiesa che non garantisce ai suoi più fedeli servitori, la gioia nella vita, dovrebbe forse farsi qualche domanda, perché la gioia nella vita non si contrappone nella Buona Novella, anzi il contrario! E la depressione, si sa, é una brutta bestia, che impedisce di mettere in pratica il primo comandamento lasciato da Gesù: l’amore per il prossimo!
Emilio Vanoni Induno Olona 10 agosto 2022
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