“Studenti stranieri, ma l’accento è varesotto”
Gli alunni stranieri sono sono quasi 11.000 ma solo 720 sono appena arrivati in Italia. Tanti i programmi per l'integrazione. I problemi maggiori alle superiori
Troppi stranieri in classe. Spesso, la presenza di alunni extracomunitari nelle scuole porta a un fuggi fuggi da parte dei compagni italiani. La spiegazione fornita è che questi alunni rallentano il processo educativo: hanno limiti linguistici che obbligano il corpo docente a rallentare.
Si tratta, però, di un pensiero che poggia su basi spesso inesatte. Lo conferma il dottor Giovanni Resteghini che da anni si occupa di multiculturalità e di integrazione scolastica. È responsabile del progetto PAISS, dell’Ufficio scolastico territoriale. Ha sottomano l’esatta fotografia della popolazione studentesca: « Gli stranieri nelle scuole statali sono in tutto 11.485 di cui 507 minori europei e 10978 extracomunitari. Tra gli europei, le nazionalità più corpose sono quelle romene, francesi e tedesche. Tra i paesi extra UE troviamo ragazzi provenienti da Marocco, Albania, Tunisia, Pakistan ed Ecuador. Di questi, però, solo 720 alunni sono appena arrivati in Italia e ben 4850 sono addirittura di seconda generazione, cioè nati e cresciuti nel nostro paese».
Il dato non è di poco conto: « Le difficoltà linguistiche ci sono solo per chi è appena arrivato. Certamente chi ha già frequentato la materna o addirittura il nido arriva in prima con le stesse basi dei suoi coetanei italiani. Sfido chiunque a riconoscere un bambino straniero dalla sola voce: hanno persino l’accento varesotto. Poi si può distinguere tra le diverse culture, gli insegnamenti ottenuti in famiglia: ma questo elemento può contribuire ad arricchire e non può essere visto come un limite».
Il gruppo più popoloso di stranieri è iscritto alla primaria (4841) a cui segue la primaria di secondo grado (2685) e le superiori (2083): « Da alcuni anni, ci sono fondi a disposizione per l’integrazione che vengono impiegati dalle scuole per aiutare gli stranieri a colmare facilmente le lacune pregresse – spiega il dottor Resteghini – sono finanziamenti che provengono dalla contrattazione nazionale della categoria: soldi che gli insegnanti spontaneamente hanno deciso di mettere da parte per sostenere chi si occupa di stranieri. Il momento più difficile è quello dell’orientamento: stanno arrivando molti ragazzi grandi per via del ricongiungimento familiare. Inserirli nelle classi più adeguate non sempre è facile».
A Varese, esiste il centro di integrazione dove vengono accolti i neo arrivati che affrontano un percorso doppio: alcuni giorni nel centro di integrazione per approfondire la comunicazione in italiano e i restanti nella classe di destinazione per entrare subito nei ritmi educativi. Lo scorso anno sono passati 36 neoarrivati mentre a tutt’oggi ne sono stati accolti 27». Un’esperienza analoga viene fatta dal Comune di Saronno mentre in tutti e 112 istituti scolastici del territorio ci sono attività specifiche per gli stranieri (78.000 i fondi a disposizione a livello provinciale). Inoltre sono arrivati 551.799 euro per 103.000 progetti, una media di 5000 euro a scuola.
Il gruppo PAISS si occupa anche della "scuola delle madri", degli adulti che devono passare l’esame di italiano A1 per ottenere il permesso di soggiorno, di alfabetizzazione in carcere, di preparazione e somministrazione dei test per ottenere il permesso CE: « Ogni mese sosteniamo uno o due sessioni di esame per gli stranieri – spiega il responsabile di PAISS – vediamo oltre un migliaio di candidati».
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