La privatizzazione di Aspem fa gola alle aziende varesine
Primi "rumors" sui possibili nuovi soci e sui loro alleati. Un ruolo anche per l'Unione Industriali
Per l’acquisto di Aspem scendono in campo le imprese varesine del settore; le prossime settimane stabiliranno se la sfida le vedrà allearsi tra di loro o con partner di grandi dimensioni. Ma i "rumors" delle ultime settimane dicono che l’affare è stato fiutato anche in ambito provinciale. Di più: anche l’Unione Industriali si sarebbe resa disponibile a un "tavolo" di trattativa che permetta alle aziende della provincia di non lasciarsi sfuggire l’opportunità. Il suo ruolo sarebbe di tipo tecnico-politico. Da una parte fornirebbe un supporto giuridico e dall’altra spingerebbe politicamente perché si arrivi in fretta alla privatizzazione. I tempi in effetti incalzano: entro la fine del mese il bando di concorso per la cessione del 40% di Aspem a un solo partner privato verrà approvato dal consiglio comunale. Nonostante i distinguo tra le varie forze politiche il progetto non dovrebbe incontrare grossi inciampi e già il documento redatto dalla giunta chiarisce le coordinate economiche dell’affare. Per entrare nell’azionariato della "multiutility" di Palazzo Estense occorrerà mettere sul piatto non meno di 50 miliardi ed essere in possesso di capacità tecnologiche specifiche in materia di distribuzione di gas e acqua e di smaltimento di rifiuti. Come optional il bando richiede altre referenze, ad esempio in fatto di telecomunicazioni poiché il progetto di cablaggio di Varese non è stato del tutto accantonato. Il gioco c’è come tutti sanno la possibilità di entrare nella stanza dei bottoni di Aspem, azienda che nel ’99 ha prodotto oltre 5 miliardi di utili. "Piatto ricco, mi ci ficco", esclamerebbe a questo punto Alberto Sordi. E come lui stanno facendo diversi soggetti economici varesini. All’ingresso in Aspem sta ad esempio pensando la Econord di Gianluigi Milanese, già titolare della maxidiscarica di Vergiate (per la quale è stato anche rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta tangenti) e attualmente alleato di una multinazionale francese nella gestione di alcuni acquedotti lombardi. Ma la Econord avrebbe bisogno di compagni di cordata, vuoi per l’impegno finanziario richiesto dall privatizzazione, vuoi per le competenze necessarie (l’azienda di Milanese, ad esempio, non ha esperienza in fatto di distribuzione del metano). Altra impresa che starebbe seriamente meditando sull’affare Aspem è la Metanifera di Gavirate, guidata da Giovanni Arioli, ex assessore democristiano a Palazzo Estense sul finire degli anni ’80. Come è facile intuire, c’è il rischio che una volata in ordine sparso verso il traguardo finisca per tagliare le gambe a imprese locali, a vantaggio di multinazionali o colossi di città maggiori. Per questa ragione starebbe per scendere in campo, in qualità di mediatrice, anche l’Unione Industriali che fin dal ’99 caldeggia una privatizzazione di Aspem che si spinga anche oltre la soglia del 40%. Per stringere alleanze ci potrà essere tempo all’incirca fino a marzo: una volta che il consiglio comunale avrà dato l’ok al bando, resteranno almeno due mesi per presentare le candidature. Da soli o in compagnia. |
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