Latitante 20enne arrestato a Saronno dai Carabinieri: era evaso dai domiciliari
Il giovane ha reagito con calci e pugni ai militari al momento dei controlli. Deve scontare 2 anni e 8 mesi residui per una rapina a Bologna

Un comportamento sospetto, alla vista di una pattuglia dei Carabinieri, ha portato sulle sue tracce gli uomini dell’Arma che lo hanno arrestato nonostante la resistenza di chi lo accompagnava. A Saronno gli uomini del nucleo Radiomobile hanno fatto scattare le manette ai polsi di un 20enne di origine tunisina, latitante dopo aver fatto perdere le proprie tracce dall’abitazione di Lucca dove avrebbe dovuto scontare un periodo agli arresti domiciliari.
L’operazione è scattata in serata dopo che il giovane era stato notato da una pattuglia di militari che ne avevano segnalato l’atteggiamento sospetto. L’uomo è stato di nuovo individuato nella zona della stazione ferroviaria di Saronno dove stava consumando alcolici insieme ad altri extracomunitari. Quando i Carabinieri si sono avvicinati per verificare le generalità, i compagni del tunisino si sono scagliati contro i militari nel tentativo di impedire il controllo.
A quel punto sono stati chiamati i rinforzi e il latitante è stato tratto in arresto nonostante abbia cercato di divincolarsi con calci e pugni all’indirizzo dei Carabinieri. L’uomo è stato quindi portato negli uffici della Compagnia: dagli accertamenti è emerso che su di lui pendeva un provvedimento di cattura emesso dal tribunale di Bologna dove aveva commesso una rapina.
Dopo essere stato scarcerato da Busto Arsizio, il giovane aveva l’obbligo di scontare la pena residua (2 anni e 8 mesi) ai domiciliari a Lucca ma nel tragitto verso la città toscana fece perdere le proprie tracce. Fino all’avvistamento e all’arresto in quel di Saronno: ora si trova di nuovo nel carcere di Busto e dovrà rispondere anche del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
TAG ARTICOLO
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su Latitante 20enne arrestato a Saronno dai Carabinieri: era evaso dai domiciliari
PaoloFilterfree su Brutale pestaggio in centro a Varese. La testimonianza di un cittadino
Felice su Sabato è il giorno di Va Live Pal: musica, arte e impegno civile ai Giardini Estensi di Varese
gokusayan123 su Varese, arrestato per stalking un 20enne: pedinava una commessa da due mesi
GianPix su Un quaderno per chi ne ha bisogno: arriva a Varese lo “zaino sospeso”
Felice su Varese è la “capitale dei cani” in Insubria: oltre 9mila gli amici a quattro zampe registrati
Ma dove è finito lo Stato di Diritto e la legalità quando ad un immigrato colpevole di rapina gli vengono assegnati i domicilari ?
Ma dove sta andando il concetto di sicurezza e di rispetto delle regole, di una pena certa in questo paese se ognuno che entra illegalmente di fatto non rischia assolutamente nulla.
Per carità non lo incarcerate perchè ci costerebbe molto di più. Rimpatrio immediato, per lui e per tanti altri che risiedono sul territorio italiano illegalmente.
Ritorniamo un paese sovrano che controlla i propri confini e la propria sicurezza nazionale, che non subisce passivamente il business e la imposizione di politiche migratorie da parte delle ONG e che pensa a garantire prima di tutto la sicurezza dei propri cittadini.
Il concetto che voglio esprime è molto semplice. Se nessuno avesse dato il permesso di soggiorno per motivi umanitari al gambiano di Roma (visto tra l’altro che in Gambia non c’è alcun conflitto in corso) oggi non avremmo una donna italiana violentata e traumatizzata a vita.
Sistema giuridico, ONG e ONLUS si comportano da fiancheggiatori della violenza e della criminalità organizzata.