Quale politica per gli stranieri?

Una città per tutti prende posizione sullo sportello cittadini per migranti e lancia alcune proposte

Riceviamo e pubblichiamo

La prossima apertura di uno sportello cittadino per i migranti rischia di rimanere un atto di facciata se non sarà accompagnata da un’idea chiara della politica per i migranti presenti a Saronno.

La nostra città è storicamente priva di qualsiasi idea progettuale sulla popolazione straniera presente nel nostro territorio. Basti pensare che il cosiddetto ‘centro di accoglienza’ del comune, sito in via Don Monza, ospita da anni le stesse persone, senza costituire per loro un ‘trampolino di lancio’ per l’uscita sulla città e l’accesso al mercato della casa. Si tratta di un luogo gestito addirittura in attivo di bilancio: il più massiccio intervento comunale è la riscossione dell’affitto! E così vanifichiamo, in assenza di un turn-over delle accoglienze, quella che potrebbe essere una risorsa per le persone appena arrivate in città. Né esiste una politica comunale di pianificazione dell’accoglienza con il privato sociale: la Caritas gestisce un centro (ex biblioteca di via Tommaseo), una casa d’accoglienza (ex guardiola scuola media Aldo Moro) e un appartamento di seconda accoglienza (case Sessa), ma non esiste coordinamento con il comune rispetto all’utilizzo di questi posti. Spesso la situazione degli stranieri più deboli (chi non trova la casa e ha bisogno di un’accoglienza provvisoria) si fossilizza, in assenza di sbocchi abitativi reali sul mercato privato saronnese, che andrebbe stimolato ad aprire agli stranieri. Si crea così una situazione di precarietà istituzionale per queste persone, spesso funzionale al ‘mercato delle braccia’ che ogni mattina riporta Saronno alla vergogna (mai stati alla stazione di piazza Cadorna dalle 6 alle 8?) del caporalato che pensavamo sconfitto da decenni.

A Saronno vive una popolazione straniera chesi colloca intorno al 2% del totale dei residenti, al di sotto del dato nazionale. Bassissima è la presenza degli irregolari; si fa sentire quella dei regolari senza casa: i frequenti sgomberi che vengono inutilmente attuati nei pochi luoghi dismessi abitabili in città portano alla luce il problema di chi ha un permesso di soggiorno ma non ha una casa. Cosa fa il comune per loro? Ninente: non c’è ricambio nei centri di accoglienza.

Casa e lavoro. Sono i due aspetti fondamentali nella via all’integrazione di queste persone, che la nostra città vive ancora troppo spesso come corpo estraneo.

 

Una città per tutti

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Marzo 2001
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