A Roma a fare ul minister

Per il paese Giancarlo Giorgetti è già ministro. In casa sono molti più cauti. E se il ministero fosse quello del welfare "insomma fare le pensioni non è una cosa tanto simpatica"

Maroni le tastiere, lui la batteria. Solo un passatempo giovanile del periodo universitario. Per Giancarlo Giorgetti, pupillo del leader del Carroccio, il destino, volente e nolente è quello di andare a Roma. A far ul Minister, come dicono in questi giorni a Cazzago Brabbia. Settecentotrenta abitanti, un piccolo borgo sul lago di Varese, fatto di viuzze e caratteristiche corti. Fino a trent’anni fa si viveva di pesca e di tessitura. Oggi c’è anche la Whirpool. Di questo paesino il papabile ministro del Welfare è sindaco, sotto la bandiera della Lega, da anni. Almeno due terzi dei cazzaghesi lo hanno votato e più che leghisti doc, sembrano giorgettiani doc. Questo comune finora aveva avuto solo onorevoli. Lanzavecchia nel 1998, Campi nel 1921 e lui nel 1996. "Lui è il terzo in cento anni e ora sarà forse ministro e per un paese così piccolo non è poco". Esclama il padre di Giancarlo Giorgetti (nella foto in basso). Sessantaquattro anni, pescatore per tradizione familiare. Una persona umile e con i piedi per terra – sembra essere la caratteristica di famiglia – che sul figlio ministro ancora si schermisce un po’, nonostante il suo nome non sia mai scomparso dalla rosa dei ministri. "Finora – dice – non è niente, solo deputato".

Ma se proprio bisogna dare per certo questo ministero ecco quali sono le preoccupazioni del padre. "Non è proprio il massimo, la riforma delle pensioni da fare non è una cosa semplice e simpatica, speriamo che non sia quel ministero". Preferirebbe le politiche agricole? "Neppure quello è il suo campo, lui sarebbe contento se fosse al tesoro come sottosegretario del Tremonti, a differenza di molti non sta facendo i salti di gioia per il ministero. Poi intelligente è intelligente, se lo mettono lì cercherà di trovare un accordo con i sindacati, sa trattare". Un figlio ministro. Non se lo sarebbe mai immaginato e a dire il vero la carriera politica non è mai stata assecondata. "Da una parte c’è un po’ d’orgoglio, dall’altra c’è molta preoccupazione, perché è un ministero pesante. Addirittura nel 1996 non eravamo affatto d’accordo con la sua candidatura, quello politico ci sembrava un ambiente troppo difficile, soprattutto subito dopo tangentopoli" racconta il padre. Eppure da sindaco a ministro è stato un attimo. Come improvvisa la telefonata che arrivò dall’architetto Leoni la sera prima di presentare le candidatura per la Lega. "Tanto perdo" aveva detto. E invece non perse. "Insomma avremmo preferito che facesse il dottore commercialista". Ma dei suo interventi non se ne perde uno. Parabola e satellite e la diretta dalla camera dei deputati è ormai una consuetudine in casa. "All’inizio leggeva gli interventi, ora va a braccio ed è sicuro. Comunque vederlo e sentirlo parlare alla camera fa provare sempre qualcosa".

Francesco è il fratello più piccolo. Ha diciannove anni, studia giurisprudenza. E’ molto cauto sull’argomento "fratello ministro". E i se si susseguono anche per scaramanzia. Del fratello più grande condivide la passione politica, quella per la Juventus, come tutta la famiglia, e per una squadra inglese che fatica sempre a restare in serie A. "Non c’è niente di deciso – spiega – non ha mai avuto ambizioni e ha rimesso a Bossi qualsiasi decisioni, farà quello di cui è competente, la fiducia che ha ottenuto penso se la sia meritata e forse è anche per questo che giungono continuamente notizie di incarichi". Del fratello non vorrebbe lo stress "quando era in commissione bilancio era inavvicinabile", mentre si prenderebbe le capacità che lo hanno portato in alto.

Per il paese invece Giorgetti è come se fosse ministro. A lui Laura Lunardi, un’infermiera che lavora a Gavirate si riferisce non come a sindaco ma come "un ragazzo molto legato al suo paese, cui piace portare avanti le tradizioni culturali". La signora Gandini, proprietaria della Trattoria della Rosa esprime come una zia apprensiva le sue preoccupazioni e i suoi orgogli "la prima volta personalmente avevo un po’ paura perché così giovane correva il rischio di bruciarsi, invece ha avuto la capacità di affrontare questa esperienza. Farà un buon lavoro, come del resto ha già dimostrato in questi anni". "Ne avessimo di quelle persone lì a Roma – dice Luigi Fidanza mentre gioca carte con gli amici – per noi è un onore. C’è anche chi si sbilancia "altro che sottosegretario o ministro del welfare, a Giorgetti devono dare le finanze".

E chi – si dice scherzando – non la pensa come lui, non evita il "è una bravissima persona". Come Renzo Carraro, "l’ho sempre visto da quando era piccolo, studiava sempre". Il signor Giorgino invece dalla sua bicicletta indica dove abita il futuro ministro. Vale la pena di andare a curiosare. "E’ quella con il garage con il simbolo della Padania". Impossibile non notarlo.

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Pubblicato il 31 Maggio 2001
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