La terra è di Dio anche a Busto

Lettera aperta delle Comunità cristiane di base sul tema dell'immigrazione

 

"Sono un ospite sulla terra. Con questa affermazione riconosco di non potervi rimanere, che il mio tempo ha una durata breve e soprattutto che non ho diritto a un possesso e a una casa duraturi. Ogni bene che mi capita devo riceverlo con gratitudine, non posso disprezzare il paese nel quale ho la possibilità di vivere, gli devo fedeltà e gratitudine. Ma non posso dimenticare la mia condizione: io sono solo un ospite e uno straniero, sulla terra, e devo comprendere ciò che questo implica per me. E’ per questo motivo che non devo chiudere il mio cuore ai compiti , ai dolori e alle gioie della terra e devo aspettare pazientemente l’adempiersi della promessa di Dio. So infatti che la terrà è di Dio e che io non sono soltanto un ospite della terra: sono anche un pellegrino e un ospite di Dio."       Dietrich Bonhoeffer

 

Con questa citazione del grande teologo tedesco si apre una lunga lettera aperta che le Comunità di base di Busto Arsizio hanno rivolto ai loro concittadini.
La provocazione e le riflessioni vanno ben oltre quella città e Varesenews ve la ripropone integralmente perché, anche da diverse visuali di pensiero, resta uno stimolo vitale alla vita democratica e civile del nostro paese.

…Del resto, non è ridicolo che a difendere con tanta proterva baldanza le proprie origini lombarde, sia proprio chi dimentica che il nome stesso della nostra regione è un nome straniero, che conserva nei secoli la memoria di un popolo venuto da fuori, da terre lontanissime? Non saremmo proprio noi, come eredi, almeno nel nome, dei Longobardi, i primi colpevoli di usurpazione rispetto ai popoli che vivevano qui ancor prima di noi? Ma allora siamo Celti, o Lumbard, o cos’altro ancora? Dietro questa volontà di esclusione si nascondo secondo noi solo l’avidità gelosa dei propri beni. Dietro un attaccamento così cieco alle proprie radici si maschera solo la smania gelosa di mantenere il possesso esclusivo delle "nostre" cose, delle "nostre" ricchezze, del "nostro" benessere.

Ma come cristiani non possiamo mai dimenticare che siamo noi stessi ospiti "clandestini" della terra, di questa terra. Chi di noi può vantare il diritto di esclusiva sull’aria che respiriamo, sul cielo che sta sopra le nostre teste, sulle strade che ci consentono di camminare e di incontrare gli altri uomini? Chi di noi, l’ultimo giorno, potrà portare via con sé anche solo un granello di polvere della città che considera sua? E i politici che urlano la propria insofferenza per gli stranieri, avevano forse voce, prima che anche questa fosse loro concessa in dono dal Signore il giorno in cui sono nati qui senza averlo né scelto né deciso?…

Il testo integrale

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Pubblicato il 22 Maggio 2001
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