La Moschea non si chiude

Un intenso Consiglio comunale tra esercizi dialettici e propaganda politica

Un Consiglio Comunale anomalo quello di lunedì sera. Convocato su richiesta dei diessini e di Rifondazione comunista per discutere del "caso Moschea", ha visto una partecipazione record di relatori e anche di pubblico. Oltre un terzo dei consiglieri ha preso la parola. Questo è forse il dato più interessante, perché è un fatto davvero raro, in un assise dove una buona metà dei consiglieri non prende mai la parola. Il tema discusso era evidentemente uno di quelli sentiti. Questo lo si poteva intuire subito dal primo intervento, di Emanuele Forma, consigliere di Rifondazione, che ha preso la parola per illustrare la mozione presentata dal suo gruppo, dai Ds e da VareseCittà. Un intervento preciso, condotto tutto sulla logica giuridica e sui principi a cui si ispirano le nostre fonti del diritto, dalla Costituzione allo statuto comunale, in materia di libertà di culto. Questa mozione è stata comunque sconfitta dal voto contrario di 24 consiglieri con il solo voto favorevole della sinistra (5 consiglieri) e di Natali di VareseCittà e l’astensione di Navarro del Ccd.
Dopo l’intervento di Forma hanno preso la parola tutti i gruppi ma il momento caldo è arrivato dopo due ore buone di discussioni quando è intervenuto Fabio Binelli. Il capogruppo del Carroccio aveva già detto a chiare lettere che la Moschea andava chiusa. Lo aveva detto nel lontano 1998 e lo aveva ribadito subito dopo l’attacco terroristico all’America. "Non ragionare sulla possibilità di una non compatibilità tra la nostra civiltà e l’Islam è fare gli stupidi idioti". Questa la fine del discorso dopo aver tracciato un quadro "teologico" e storico-politico per affermare che l’Occidente si deve difendere dall’Islam. "Il nostro obbligo è quello di tutelare la nostra civiltà". Un discorso forte e chiaro il suo. Un discorso condiviso solo in parte dai suoi alleati di governo. Tanto è vero che la mozione finale su cui sono confluiti i voti di tutta la maggioranza (25 a favore e 6 contrari) compresa Forza Italia è depurata da tutti quei tratti di forte opposizione all’Islam. Binelli è arrivato ad affermare, per la verità suffragato anche da una stampa sensazionalistica, che nella Moschea di via Giusti si preparerebbero i nuovi terroristi e da lì sarebbero già passati quelli vecchi. 
Sandro Azzali ha riportato il dibattito sulle questioni locali dopo che per circa un’ora si era fatta pura lezione teorica con virtuosismi e citazioni illustri senza entrare nel vivo della vera querelle legata alla Moschea. Azzali ha però rivolto una critica pesante alla Lega accusandola di usare temi delicati solo per farsi propaganda. Certo che la fine concreta a cui si è giunti in Consiglio sembra dare molte ragioni al consigliere diessino. La Lega fa un gioco abile. Da una parte la sua ala più rigida, ferma e intransigente lancia parole d’ordine chiare e ben collaudate in un elettorato impaurito dal "diverso". Dall’altra a livello istituzionale si butta acqua sul fuoco e si va avanti come niente fosse. 
Il Sindaco ha chiuso i lavori esprimendo il proprio pensiero in proposito. "Noi non vogliamo demonizzare il diverso. È piuttosto il buonismo di certa sinistra che preoccupa. La nostra diffidenza è quella dei nostri padri, è nel nostro Dna ed è tipica dei popoli prealpini. Tolleriamo anche il loro integralismo, ma la globalizzazione religiosa è preoccupante. Io rispetto la libertà di religione, ma al tempo stesso sono chiaro. Se ci fossero motivi di sicurezza per i nostri cittadini sono disposto a chiudere la Moschea".
Motivi di sicurezza non ce ne sono. Da un punto di vista burocratico è tutto a posto, o almeno così si dice. Il portavoce della comunità musulmana ha sempre teso la mano "ai fratelli della lega". E allora? Allora ha vinto chi ha lavorato per la moderazione e il giusto ruolo delle istituzioni. Almeno questa volta, pur nelle diverse posizioni,  si può guardare senza timori alle scelte di salone Estense. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Novembre 2001
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