Commemorato l’eccidio di partigiani del 1945

Era il 57°anniversario della strage dei Cinque Martiri

Morti che erano appena ragazzi, trucidati, giustiziati mentre cercavano di mettersi in salvo, sepolti dapprima nella nuda terra del cimitero, senza neppure un funerale, riesumati dopo cinque giorni per la celebrazione di funerali solenni riservati a chi diventa un martire. Un eroe della libertà. Ferno e Samarate hanno ricordato sabato 5 e domenica 6 gennaio Nino Locarno, (detto Walter) di Verghera di Samarate, Dante Pozzi (detto Primula Rossa), Claudio Magnoli (detto Claudino), Silvano Fantin (detto Piccolo), di Ferno e il siciliano Paolo Salemi (detto Adorato Arturo o Remo): il più anziano aveva 24 anni, il più giovane 18 quando la mattina del 5 gennaio 1945 sono stati uccisi, in località Cascina Brabbia a Ferno, dai fascisti. Erano cinque partigiani della 1ª Brigata Lombarda, comandati da Antonio "Tognetto" Ielmini, detto "Fagno": erano cinque ragazzi che sono morti combattendo per la libertà e il cui sacrificio, ogni anno, è commemorato dalle due comunità, strette nel ricordo e nel dolore. Dopo le Sante Messe a Ferno e a Verghera, la commemorazione ufficiale (alla cerimonia hanno partecipato anche l’Anpi di Samarate e Ferno, l’Associazione Alpini di Ferno, l’Associazione Combattenti, il Circolo San Martino, Spi, Cgil, l’Associazione Carabinieri, il Corpo Musicale "La Filarmonica" di Verghera, il Corpo Musicale di Ferno e le scuole elementari e medie di Ferno) ha avuto luogo nella Sala Consiliare di via Roma a Ferno. Aperta dall’assessore alla Cultura di Ferno, Mauro Cerutti, e dal discorso del Sindaco di Ferno, Claudia Colombo, l’intervento storico è stato affidato quest’anno a Sergio Meregalli, giovane oratore ufficiale, sindaco di Sant’Abbondio, paese sul Lago di Como, tra Dongo e Giulino di Mezzadra, che ha conosciuto la storia dei Cinque Martiri di Ferno e Samarate attraverso una ricerca partita dai racconti di sua madre, bustese, e a sua volta sorella di un altro partigiano della 1ª Brigata Lombarda comandata da Fagno, Giovanni Redaelli, ucciso il 26 aprile del 1945. Sergio Meregalli ha ricostruito la storia di quel 5 gennaio di 57 anni fa citando un memoriale scritto proprio da "Fagno", dal quale emergono tutti i sentimenti di chi, quel momento, lo ha vissuto in prima persona. I documenti relativi a quel periodo storico, che hanno aiutato dunque a ricostruire quel pezzo tragico di storia, sono stati messi a disposizione dal figlio dello stesso comandante Fagno e presto, grazie al lavoro di Sergio Meregalli e di tanti suoi amici e collaboratori, saranno trasformati in un libro di racconti vissuti, in una testimonianza senza orpelli, ma concreta, viva, commovente. "Con la pubblicazione di queste memorie – ha concluso il suo intervento Sergio Meregalli – spero di poter contribuire a far sì che la morte di questi cinque ragazzi venga conosciuta e ricordata anche dalle generazioni future: è il modo più semplice per dire a questi ragazzi ‘grazie’ ". E che le generazioni future abbiano già nel cuore la storia dei cinque martiri è stato testimoniato dal toccante intervento dei ragazzi delle scuole elementari e medie di Ferno. Le V elementari, con un sottofondo musicale, hanno raccontato e illustrato con loro disegni la storia di quanto accaduto quel 5 gennaio 1945, ricostruita grazie ai racconti di Carla Locarno, sorella di Nino, e hanno anche recitato i versi in dialetto di Carlo Livetti "I 5 Martiri da Ferno". I ragazzi delle III medie hanno recitato, con sottofondo di percussioni suonate da loro, poesie sulla guerra e la libertà, tra cui "Alle fronde dei salici" e "Uomo del mio tempo" di Salvatore Quasimodo, e hanno concluso realizzando una sorta di "recital" con testimonianze raccolte dai ragazzi di I media da bambini iracheni, kosovari, della Sierra Leone, del Benin, del Pakistan e dell’Indonesia: hanno concluso chiedendo la pace. Nel suo discorso, invece, il Sindaco Claudia Colombo ha ricordato anche le parole pronunciate dal Papa nella preghiera di fine anno, in un invito alla "mobilitazione globale delle coscienze per opporsi con fermezza alla tentazione dell’odio". Parlando dei Cinque Martiri il Sindaco Colombo ha sottolineato che si trattava di "giovani uomini che si stavano affacciando al pieno della vita affrontando già una prova che appare molto, troppo grande: combattere per la libertà. Per la pace. Per la giustizia" e che "combattevano non perché erano in guerra, ma contro quella guerra". Ha inoltre ricordato tutte le vittime innocenti delle guerre, invitando tutto l’impegno sia privato sia politico a lavorare perché "una tragedia sia essa stessa una testimonianza a guardare verso le strade dell’avvenire senza più odio".

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Pubblicato il 05 Gennaio 2002
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