Maestri dell’altro mondo
33 mediatori culturali in provincia lottano per la creazione di un albo professionale che dia dignità al loro lavoro
«Siamo 33 operatori in provincia di Varese e una cinquantina in tutta Italia – spiega -. Negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo poco controllato di tali figure, per questo stiamo cercando di creare una vera e propria cultura professionale». Cresce l’immigrazione, e la mancanza di risposte si traduce spesso in ambiguità, sommerso, carta bianca all’improvvisazione. L’associazione vorrebbe invece arrivare alla creazione di un albo. Mediatore culturale può voler dire fare da interprete, costruire una relazione tra famiglia scuola e studenti, aiutare l’inserimento sul lavoro, superare barriere. «Non vogliamo diventare una cooperativa di servizi – spiega Annecchiarico – ma sviluppare il dibattito, far nascere una definizione teorica della professione, fornire supporto ai mediatori». La domanda di mediazione culturale nel nostro territorio sta crescendo a dismisura. «Siamo impegnati in troppi progetti – continua Sabatino – e certe volte abbiamo bisogno di respirare e chiarire meglio le nostre proposte, ma è segno che la necessità di mediatori sta diventando fortissima». Gli operatori sono principalmente stranieri, ma ne esistono anche italiani. Il dibattito sulle strategie di intervento è più aperto che mai. Ad esempio, fino a qualche anno fa, molti operatori erano convinti che il rapporto migliore fosse quello che si instaura tra persone di uguale nazionalità o di cultura simile. «Ora invece stiamo ragionando sulla ricchezza che porta l’incontro tra culture diverse. Superato l’ostacolo della lingua, rimane comunque l’esperienza comune della migrazione a stabilire un contatto». E sempre in tema di scardinamento di luoghi comuni, Annecchiarico rivela un particolare interessante: «Nella nostra zona la mediazione si è sviluppata anche in comuni governati dalla Lega. A Varese, nelle scuole, durante la giunta Fassa vennero fatti lavori straordinari». L’associazione si divide tra soci e sostenitori e fa propria una lunga esperienza di lavoro interculturale, maturato fin dagli anni Settanta in diversi paesi del mondo. «Io vengo da Buenos Aires – spiega con passione Annecchiarico – e potrei raccontare mille aneddoti sulla fusione di lingua, cultura e stili di vita degli europei giunti in Argentina alla fine dell’Ottocento. E’ un percorso sempre difficile ma mille volte arricchente e affascinante il contatto tra le culture, per questo faccio questo lavoro».
Per Info: |
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Giuseppe Mantica su Un futuro nella musica per il cardiologo dell’ospedale di Gallarate Giovanni Gaudio in pensione a fine anno
Bustocco-71 su Il pericoloso gioco alla stazione Ferno-Lonate: ragazzini attraversano i binari nel tunnel
PaoloFilterfree su Dall’abbandono alla rinascita: la lunga marcia dell’ex Aermacchi
Felice su Il pericoloso gioco alla stazione Ferno-Lonate: ragazzini attraversano i binari nel tunnel
lenny54 su È arrivato il gran giorno a Monteviasco: dopo sette anni di stop riparte la funivia
Adriana Andriani su Bogno, la Fondazione Sacro Cuore in liquidazione. Bini: "Non c'erano le condizioni economiche per proseguire"
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.