Antenne, lo Stato imbavaglia i comuni

Con l'entrata in vigore del decreto legislativo Gasparri viene stravolto il ruolo delle singole amministrazioni comunali. Ridotti i tempi di intervento dell'Arpa per i rilievi sul territorio

Le antenne di telefonia mobile sono compatibili con qualsiasi destinazione urbanistica? E sono realizzabili in ogni parte del territorio comunale? Sì, secondo il decreto legislativo 4 settembre 2002, n.198, meglio noto col nome di "legge Gasparri". Il testo del provvedimento, divenuto legge solo qualche giorno fa, autorizza di fatto i gestori di telefonia mobile a posizionare impianti fissi «anche in deroga agli strumenti urbanistici e ad ogni altra disposizione di legge o di regolamento», come recita l’articolo 3, così da far perdere agli enti locali ogni potere di programmazione. E’ bene far notare, per la gioia dei salutisti, che la legge non cambia i parametri riguardo l’entità delle emissioni come previsto dal Decreto Ronchi. Tuttavia si tratta di una norma che impone alle amministrazioni locali la disciplina della materia, sottraendo ai comuni la possibilità di decidere se e dove posizionare gli impianti, in barba a qualsivoglia concetto di federalismo.
Gli effetti sono facilmente immaginabili. In numerosissimi contenziosi tra gestori di telefonia e comuni, i primi prevarranno sugli ultimi, così da ignorare il parere dei cittadini, anello finale del "beneficio" prodotto dalle antenne.
Ma c’è di più. Come confermato dagli uffici Arpa di Varese – l’agenzia regionale per l’ambiente che si occupa dei rilevamenti delle emissioni – , la nuova legge riduce di due terzi, da 60 a 20 giorni, i tempi entro i quali può venir emesso un parere circa le emissioni di un impianto. Cosa succederà, quindi, se l’Arpa non dovesse riuscire ad operare i rilievi entro i tempi di legge stabiliti? «Non lo sappiamo ancora – ha risposto il dottor Marco Mombelli, responsabile dell’unità organizzativa agenti fisici dell’Arpa di Varese. La nostra struttura per questo tipo di rilievi è stata ad oggi organizzata per operare entro 60 giorni e non in 20. A brevissimo vi sarà una riunione a Milano con i responsabili Arpa delle province lombarde per fare il punto della situazione».
Sul piede di guerra, intanto i comitati del "no" alle antenne, come quello di Comerio, che stanno muovendosi per organizzare incontri e coinvolgere esperti legali per studiare eventuali appigli a cui i cittadini e le amministrazioni possano attaccarsi per opporsi al posizionamento delle antenne. 


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Pubblicato il 26 Settembre 2002
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