Pena di morte, se ne parla in Consiglio Regionale
Presidio Presentato il rapporto di “Nessuno tocchi Caino”. Almeno 4.078 esecuzioni in 34 Paesi nel 2002
Cina, Emirati Arabi, Georgia, Nigeria. Sono questi gli stati che hanno primeggiato nel 2002 nella triste conta delle esecuzioni capitali. Della questione se ne è parlato nella seduta di oggi in Consiglio Regionale dove è giunto il rapporto annuale dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino” (NTC) sulla pena di morte nel mondo.
Nel 2002 sono state almeno 4.078 le esecuzioni capitali effettuate in 34 Paesi. In testa alla lista la Cina con 3.138 casi, mentre per la prima vola compaiono anche Emirati Arabi Uniti, la Valle del Pankisi, in Georgia , sotto il controllo dei ceceni e la Nigeria, tutte rispettivamente con una esecuzione a morte. Questi in sintesi i dati del , presentata oggi a Milano nella sede del Consiglio regionale della Lombardia.
A commentare la situazione il Presidente del Consiglio, Attilio Fontana, la Vice Presidente, Fiorenza Bassoli il consigliere regionale Giuseppe Adamoli, il capogruppo dei Radicali, Alessandro Litta Modignani e Sergio D’Elia, segretario generale dell’Associazione.
«La situazione è ancora gravissima – ha dichiarato il Presidente Fontana -, anche se rispetto all’anno scorso, quando furono oltre 4.700 le esecuzioni, si registra una lieve diminuzione dei casi. Le condanne a morte rappresentano, purtroppo, solo la punta di un iceberg sotto cui si celano ancora troppe violenze e troppe violazioni dei diritti umani. Per questo il Consiglio regionale, che ormai da alcuni anni organizza la presentazione del rapporto, si è più volte espresso con mozioni e ordini de giorno contro la pena di morte».
A sottolineare l’impegno del Consiglio regionale anche la recente missione del consigliere Litta Modignani che ha visitato India e Sri Lanka, proponendo la richiesta di moratoria ONU. «L’abolizione della pena di morte – ha dichiarato la Vice Presidente Bassoli – potrebbe cambiare i rapporti tra uomini e donne nel mondo, tra persone e governi. Mentre, infatti, la tecnologia corre e cambia gli scenari, i rapporti tra cittadini e istituzioni, tra persone e governi rimangono fissi a vecchie regole stereotipate».
Tornando ai dati D’Elia ha sottolineato la particolare connessione tra le esecuzioni capitali e i regimi illiberali. «Circa il 97,5% dei casi – ha sottolineato – viene commesso in Paesi autoritari o dittatoriali. Per questo la richiesta di una moratoria da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite potrebbe segnare un decisivo punto di svolta per, se non eliminare da subito, almeno arginare i casi».
«Si tratta – ha dichiarato Adamoli – di una battaglia per la civiltà e la relazione tra regimi illiberali pena di morte mi sembra la connotazione politica più importante. Si dimostra, infatti, che libertà e democrazia sono i capisaldi di ogni convivenza civile».
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