Le radici cristiane entrano nello Statuto a colpi di maggioranza
Si conclude il tormentato iter per l'introduzione di un riferimento alle radici giudaico-cristiane in un preambolo allo Statuto comunale, fortemente voluto dal sindaco Luigi Rosa
Alla fine è andata secondo le previsioni: le radici cristiane saranno citate in un preambolo allo statuto comunale di Busto Arsizio grazie al voto favorevole della sola maggioranza. L’opposizione (cattolici inclusi) si è rifiutata di prendere parte al voto. Mancava una sola tornata di votazione, la seconda a maggioranza semplice, per introdurre il principio delle radici cristiane – meglio, giudaico-cristiane – nello Statuto del Comune di Busto Arsizio. Estenuanti discussioni si erano già svolte in precedenti sedute del Consiglio comunale (oltre che in ufficio di presidenza), e l’opposizione aveva anche tentato di proporre un proprio testo alternativo preparato dalla Margherita. Ma la seconda parte di questo testo, dove si parlava dei valori di libertà, giustizia, eguaglianza, fratellanza e solidarietà, proprio non era andata giù a buona parte della maggioranza; è evidente che tali valori devono essere ormai fuori corso.
Per la Margherita Valerio Mariani ha lamentato l’assenza dalla discussione del sindaco Luigi Rosa, che pure aveva lanciato la proposta di introdurre le radici cristiane nello Statuto: «Lei ha fatto solo da notaio in tutto questo». Secondo Mariani «imbarazza che si voglia votare a tutti i costi a colpi di maggioranza un testo di parte. Non si liquida in due mesi una discussione su un tema etico di questa valenza, che può richiedere anni di riflessione».
Gigi Farioli, dai banchi della maggioranza, ha ricordato il famoso “non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce, e ha accusato la Francia di essere «non laica, ma laicista». «Quando l’Europa ha tradito i suoi valori fondativi sono nati i mali ideologici del Novecento» ha detto Farioli. Più schiettamente di destra l’intervento di Anzini (Lega): «Dobbiamo tutelare valori e tradizioni in questa società ultrapermissiva». Enrico Salomi, per l’UDC, è stato severo nel suo giudizio sull’opposizione: «Per la sinistra il cristianesimo è un fatto privato, per noi invece è fatto pubblico, di popolo, è storia concreta».
Alberto Grandi (Progressisti) ha attaccato sarcastico: «Avete rifiutato la parte dove si parlava di giustizia, eguaglianza, fratellanza, solidarietà; noi quelle parole le abbiamo prese dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, scritta nel 1948 in quel “covo di comunisti” delle Nazioni Unite… Lo volete capire sì o no che siamo nel 2005? Come la pensa la Lega è noto, ma non si può usare la religione per affermare valori politici di destra. È il mondo musulmano a non distinguere tra fede e politica, con i risultati che vediamo; perché voi fate lo stesso?».
Il sindaco Luigi Rosa, nel suo intervento conclusivo, ha citato il principio di sussidiarietà: «Dice bene Di Paolo che dobbiamo risolvere i problemi della città. In questo il mondo cattolico, con parrocchie e associazioni, ci aiuta molto, in base al principio di sussidiarietà. Le radici cristiane a Busto sono profonde: i nostri quartieri hanno quasi tutti nomi di santi. L’opposizione, che ora si agita tanto e lancia controproposte, all’inizio era contraria a questa iniziativa». Quindi, il voto, con la scontata unanimità della sola maggioranza, e l’altrettanto scontato rifiuto di prender parte alla votazione da parte del centrosinistra.
Il testo approvato
La Comunità di Busto Arsizio si riconosce parte integrante e propulsiva di quell’Europa che ha nelle radici giudaico-cristiane il fondamento storico, religioso e culturale, vero caposaldo dei valori di democrazia e di libertà che sono alla base della nostra Società.
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