Domande senza risposta
“Alle urne! E’ l’unica soluzione”. Così titolavamo il CaraVarese di Pierfausto Vedani di settimana scorsa. Abbiamo dedicato più di una pagina alla crisi che da mesi paralizzava Palazzo Estense dando spazio e voce al crescente disagio che regnava in città, e non soltanto tra i protagonisti della politica locale. Ora che il sindaco Aldo Fumagalli ha rassegnato le dimissioni mettendo così la parola fine ai suoi quasi otto anni di amministrazione a guida leghista del capoluogo, si apre un lungo periodo in cui Varese sarà nelle mani di un commissario prefettizio incaricato di traghettare la città alle elezioni che, con ogni probabilità, saranno abbinate alle Politiche previste per la primavera del 2006. E’ curioso leggere le tante dichiarazioni che in questi giorni hanno commentato l’uscita di scena di Fumagalli.
Il gioco delle parti del grande teatrino della politica lascia senza risposta quello che è l’interrogativo di fondo: perché queste dimissioni? Certamente ha influito pesantemente la vicenda giudiziaria in cui è incappato l’ormai ex sindaco, ma è bene ricordare che l’avviso di garanzia è stato accolto con un silenzio assordante da parte di tutte le forze politiche della maggioranza, Lega compresa. A conferma che il “disagio” nei confronti di questa Amministrazione aveva radici ben più lontane e profonde. Il problema è proprio questo: che cosa ha incrinato i rapporti all’interno della Casa delle libertà? Una domanda che ad oggi continua a restare senza risposta. Fumagalli denuncia nella sua lettera di saluto ai varesini “l’impasse e le divergenze in Consiglio comunale e nelle commissioni su decisioni strategiche per il futuro della città”, ma sono proprio questi aspetti che stranamente vengono oggi dimenticati. Ci sembra di rivivere scenari tipici della tanto vituperata Prima Repubblica, quando gli italiani assistevano senza capirne il motivo all’alternanza di inquilini a Palazzo Chigi.
Oggi, grazie anche alla legge elettorale, se un sindaco va a casa, lo seguono pure assessori e consiglieri comunale e la parola torna agli elettori. I partiti hanno davanti molti mesi per scegliere i loro candidati e stendere un programma, ma è bene che prima facciano chiarezza al loro interno e nei confronti degli alleati. Ecco alcuni capitoli aperti: i rapporti tra Lega e Forza Italia sono in crisi soltanto a Varese o esiste un malessere più profondo e diffuso? Quante “sensibilità” attraversano al loro interno i due principali partiti della maggioranza uscente? La Lega moderata e di governo fino a quando potrà convivere con quelle frange radicali che, per esempio, hanno organizzato proprio questo fine settimana un convegno sulle “identità locali nell’era globale” che vede tra i relatori anche l’ideologo dell’ultradestra Alain de Benoist? Quale ruolo esercitano dietro le quinte certi personaggi della vecchia partitocrazia varesina e alcuni ambienti massonici nel definire le scelte fondamentali nella gestione della città? Sono soltanto alcuni interrogativi che giriamo all’attenzione dei politici.
Da parte nostra non esiteremo nei prossimi mesi a prestare grande attenzione a questi temi e alle scelte che caratterizzeranno le tappe di avvicinamento alle elezioni. Varese ha bisogno come non mai di una stampa libera e coraggiosa capace di supplire alle disattenzioni altrui e di mettere al primo posto l’interesse dei cittadini e non quello dei poteri forti.
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