Pochi sindaci contro la finanziaria
Dei 141 comuni della provincia solo quattro hanno partecipato allo sciopero generale
Quattro sindaci su centoquarantuno. Una presenza scarna quella delle fasce tricolore della provincia di Varese alla manifestazione per lo sciopero generale. Eppure sono loro le vittime illustri di questa finanziaria. Il taglio dei trasferimenti dal governo centrale ai comuni e il patto di stabilità cambieranno i bilanci «e il rapporto con i cittadini» aggiunge Fulvio Fagiani. «Io sono già uno dei fortunati – continua il sindaco di Malgesso – perché noi siamo sotto i tremila abitanti e non dobbiamo rispettare il patto di stabilità. Ma comunque il problema si pone lo stesso perché se per alcuni servizi, come la cultura si puo’ contare sul volontariato, diventa difficile inventarsi risorse per i servizi alla persona. Comunque io ho già inviato una mail all’Anci (associazione nazionale comuni italiani) ma non ho ricevuto risposta».
Ben più preoccupato il sindaco di Vergiate, Ilio Pasini, che invece quel patto dovrà rispettare. «Per noi è un grosso problema, su un bilancio di 12 milioni di euro ne avremo 800 mila in meno da spendere, quando siamo già all’osso. Parlano di devolution ma mai nessun governo è stato più centralista di questo. Per i più piccoli come il mio, che supera i tremila abitanti, sarà un massacro. Tagliamo i servizi? Sì, e quali? Se per la cultura ti affidi a sponsor esterni e volontari, per il resto è più difficile. Mi sorprende che in questa manifestazione non ci siano gli altri sindaci, perché è una questione che va oltre l’appartenenza al centrosinistra o al centrodestra, i comuni pagheranno indipendentemente dallo schieramento di appartenenza. Il fatto che quelli dello schieramento di Governo non ci siano non risparmierà loro i problemi che derivano da questa finanziaria».
Caustico sulla Finanziaria anche Claudio Frigé, vicesindaco di Castiglione Olona. «Gli enti locali dimostrano più senso dello Stato che il Governo che ha varato questa legge. Questi tagli costringeranno gli amministratori a non erogare più alcuni servizi. Una vera assurdità tenuto conto del fatto che la popolazione invecchia e non poter garantire servizi sociali essenziali creerà problemi. Per il nostro bilancio il taglio equivale ad un punto di Ici, circa 200 mila euro su un bilancio di tre milioni e mezzo. Saremo costretti a trovarci qualche sponsor con tutta l’incertezza che questa scelta comporta».
«Questi tagli – conclude Dino Busti, sindaco di Marchirolo – creeranno disagio sociale, che cresce ogni giorno in maniera esponenziale. Noi non siamo mai stati centralizzati come oggi e senza le risorse non si va da nessuna parte. Come fa il mio comune che per pochi abitanti rientra nel patto di stabilità a rispettarlo, cosa taglio e a che cosa mi attacco oltre alla solita ici. Per quanto ci riguarda io dico non rispetteremo il patto di stabilità perché in Italia ciò che è stabile diventa provvisorio e ciò che è provvisorio diventa stabile».
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