La memoria si specchia nel “Lago perduto”

Un libro (Arterigere/Essezeta)omaggio agli ultimi pescatori del lago di Varese. Il grido di denuncia di Mario Chiodetti in difesa del patrimonio umano e naturale

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Il lago perduto di Mario Chiodetti 4 di 9

Se un artista leva alta la sua voce per lanciare un segnale, non si può non ascoltare. Se è un fotografo come Mario Chiodetti, siamo obbligati a fermarci ad ascoltare la sua delicata e poetica riflessione. Soprattutto, perché per portare a termine un progetto di così elevato valore artistico e sociale, Mario ha impiegato molti anni.
E’ solo grazie ad un pugno di amici, attivi, sensibili e civilmente responsabili, che "Il lago perduto" è arrivato nelle librerie varesine.
I ventisei anni di fotografia e la passione congenita per la gente e la natura sono l’unico sostegno su cui Mario ha potuto contare per non demordere e presentare anche alla casa editrice della memoria, Arterigere, questo esempio di ottima arte al servizio della comunità.

Carlo Scardeoni, Luciana Gamberoni, Mario Chiarotto, Michele Mancino e Luigi Stadera, oltre a quel rigoroso storico di Franco Giannantoni, hanno dato ascolto a Mario e si sono messi al lavoro per consolidare il progetto de "Il lago perduto" come "un piccolo strumento di conoscenza di un mestiere che sta per finire, un omaggio alla gente del lago, a chi resiste a remare ogni giorno ed a gettare una rete." Arricchito dalla prefazione di Andrea Vitali, il commento ineccepibile di Cesare Colombo, la postfazione speranzosa di Romano Oldrini e l’articolato glossario del lago di Luigi Stadera, che svela i segreti terminologici dal "barcàt" al "tremàcc", il testo ti fa perdere il sonno. Non puoi credere all’omicidio legale della nostra risorsa, non riesci ad abbandonare quelle immagini in bianco e nero che rievocano momenti scanzonati, in cui mai e poi mai avresti pensato di constatare la morte del tuo lago, quello che ispirava i primi scritti, ed insieme di un mestiere e di una comunità, quella che accudiva il nostro piccolo specchio di Varese. D’estate e d’inverno. Con il sole e la pioggia.

E’ una vera denuncia quella che attraversa le duecentodue coinvolgenti pagine, le centinaia di foto ed i sette poetici capitoli, dedicati alle voci degli ultimi pescatori di Varese: Ernesto, Luigi e Natale Giorgetti, Carlin e Daniele Bossi, Gian Franco Zanetti, Antonio Molinari e Mosè Bossi, ultimi soci della "Mutua cooperativa pescatori lago di Varese", fondata nel 1922 dai loro padri ed oggi orfana anche della sede, venduta per ovvie difficoltà economiche in cui la gente di lago è stata abbandonata.

"Questo libro arriva da lontano, da suggestioni d’infanzia, ricordi vivaci e colorati che rimarranno per sempre nel cuore." Queste le parole che accompagnano l’inizio del viaggio. Mario come Caronte ti traghetta all’interno della tua anima, mettendoti davanti alle tue responsabilità. Di cittadino, di essere umano, di elemento della natura.

Cosa vuol dire lago perduto?
"E’ la memoria del lago, dei mestieri antichi, di una fruizione che non c’è più, della perdita di una tradizione. Il lago è lasciato a se stesso, ha perduto le cure che la comunità gli offriva, il pesce nobile che lo abitava."

Cos’hai perduto con il lago?
"L’immagine della sua vivacità."

E quali interventi proponi?
"Vorrei coinvolgere tutti i personaggi al fine di realizzare un progetto di recupero della memoria del lago."

Questo libro è gia un progetto, una denuncia sociale…
"Nessuno ha pensato ad impiegare la sede della "mutua cooperativa dei pescatori" come museo del lago, dei suoi mestieri e della sua gente. Ora la cooperativa verrà smantellata, perché l’unica soluzione era la vendita dell’immobile. La Provincia bada solo all’apparenza, ha creato la pista-bellezza solo per accaparrarsi i voti."

Perché solo ora hai realizzato questo ritratto crudo del lago?
"Perché finora non mi ha dato retta nessuno, io ho provato in tutti questi anni, ma nessuno ha mai creduto in me."

Finché Arterigere-Essezeta, casa editrice della memoria, che non ha mai puntato al fotografico, non solo ti ha aperto le porte, ma ha addirittura canalizzato interessi di personaggi attivi culturalmente e socialmente verso "Il lago perduto".
"Il primo ostacolo che si proponeva era proprio quello delle fotografie in bianco e nero. Poi il problema universale della storia troppo locale. Solo grazie a Giannantoni ho goduto di un contributo fondamentale per la modalità del lavoro.

Come consideri i pescatori che combattono tutti i giorni contro i mulini a vento?
"Come dei Don Quijote. Sono i difensori del lago vivo, ma i tecnici non li hanno mai interpellati sulle sorti del lago."

Abbiamo sempre condiviso il significato di due termini imprescindibili "entusiasmo e rispetto" come fondamenti di una filosofia vitale. Come riesci ancora a utilizzarli?
"
Ho l’ambizione personale di lasciare qualcosa di mio. Vedere riflessa la gioia di queste persone e la memoria che rivive mi da la forza di continuare…"

Continuare a vivere in una città che tanto prende e poco dà?
"La natura mi ha fermato qua e mi lega alla Varese della Bella Epoque, quando c’erano i tram, la vivacità culturale…

Che pare si stia riaffacciando…
"Spero che torni e che si rinnovi. Come il lago, anche Varese è perduta."

Tra le centinaia di foto che si articolano tra i poetici testi che hai composto in memoria del lago perduto, noto che non hai utilizzato i primissimi piani per innescare furbescamente l’emozionalità connessa…
"Le foto vogliono essere uno sguardo sulle persone, l’ambiente ed il lavoro. Ho puntato a dare un’immagine del lago vergine senza contestualizzarlo e attualizzarlo. Non c’è civiltà, solo la bellezza della natura e della gente che lo tutela. Ho puntato alla bellezza del lago, senza case, solo con gli esseri umani…"

Cosa è per te la bellezza?
"L’armonia nelle cose."

Quest’uomo d’altri tempi, innamorato della bellezza e della natura, della belle epoque e della cultura pura, l’ho incontrato nel mio percorso tanti anni fa. Ed ancor oggi ogni sua parola è misurata, umile al servizio di tutti, affascinante e poetica. Allora, gli leggo un estratto da "Scritti corsari" di Pasolini, quello dove dichiara la sua non violenza, perché si appella alla sua cultura. E con estrema misura Mario sottolinea: "mi ci ritrovo: abbiamo perduto la nostra cultura."

Il lago perduto
Mario Chiodetti
Edizioni Arterigere-Essezeta
Varese –2005
 pg. 202
 € 24

Presentazione
sabato 3 dicembre presentazione ore 17:30  Libreria Croci – Via Como, 20 – Varese
sabato 3 dicembre ore 19 la voce sul lago perduto abrigliasciolta – cortile di Casa Perabò Via Albuzzi, 8 – Varese – segue rinfresco del lago perduto

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Dicembre 2005
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