Buon riposo sotto l’ulivo

Ci deve essere una vena di follia, ma anche del metodo. C’è del metodo nella maniera in cui alcuni settori della sinistra hanno trasformato una ricorrenza – il 2 giugno – che per anni era servita tutt’al più per una scampagnata fuori porta, in una narcisistica e accanita opera di autodemolizione. Quando al governo c’era Lui, non c’è stato uno straccio di manifestazione di protesta. Ora che il campo s’è rovesciato e che per giunta Prodi ha già annunciato il ritiro delle nostre truppe dall’Irak, ecco che questi geni del pacifismo scoprono che in Italia – unico paese al mondo – esiste un esercito, cosa che evidentemente infanga la nostra immagine agli occhi del mondo. Così la nuova maggioranza di governo è riuscita a trasformare persino la parata militare ai Fori Imperiali in una sorta di emergenza nazionale. Che facciamo adesso, per ripulirci la coscienza? Coliamo a picco la Amerigo Vespucci? Aboliamo per decreto le adunate degli alpini? Si accettano proposte
ABBIAMO PERSO? MA SEI SICURO? – A Milano l’ex prefetto Bruno Ferrante ha sfiorato il clamoroso colpaccio contro Letizia Moratti e nonostante ciò all’ombra della Madonnina, nel centrosinistra, è scattato un esamino di coscienza. A Varese la Casa delle Libertà ha letteralmente asfaltato la controparte politica alle amministrative di una settimana fa e, con la sola eccezione delle dimissioni del margheritino Roberto Molinari, sotto le frasche dell’Ulivo la cosa pare non aver tolto il sonno. Magari nelle segrete stanze stanno volando i coltelli, però sarebbe auspicabile che una buona volta i dirigenti del centrosinistra si abituassero a confrontarsi con il loro elettorato (non con i tesserati). Con le sue dimissioni Molinari ha messo sul piatto l’interrogativo degli interrogativi: meglio accentuare l’identità di sinistra della coalizione o inseguire l’avversario, che socialmente è in netta maggioranza, sul suo terreno? Tutto è lecito, tranne consolarsi con le facezie di chi ritiene anche stavolta che Lega e Forza Italia abbiano vinto solo perché Varese è terra di bru-bru.
NO, UN’ALTRA AIUOLA PADANA NO! – Non è il 19 e rotti per cento preso dalla Lega a preoccuparci. Non è neanche il fatto che, oltre al sindaco, saranno del Carroccio i due assessorati più pesanti (per quanto la prospettiva è piuttosto bizzarra). Quel che più sconforta è una Lega che, come è accaduto nel recente passato faccia di Varese la fucina privilegiata delle sue trovate, con il beneplacito degli alleati pronti anche a fare l’applauso e l’inchino di circostanza. Altri cinque anni di aiuole, proclami in dialetto e mostre sui celti sarebbero davvero troppo. Una sola cosa ci tranquillizza: davvero trovare altre alzate d’ingegno come quelle cui ci è toccato assistere in questi anni è dura.
LE GRANDI VITTORIE DEI POST IT – Ci siamo presi insulti, siamo stati minacciati di querele (siamo ancora qui che le aspettiamo…), ci hanno dato dei comunisti (ci saremmo preoccupati del contrario), ma alla fine il grottesco bonus bebè che il comune di Morazzone voleva concedere ai figli dei banchieri di Zurigo e non a quelli dei muratori marocchini, pare sia finito in soffitta. Ci piace credere che sia merito un po’ anche della cagnara sollevata qui a bottega, anche se ovviamente non è così. Persino Gad Lerner, ospite della manifestazione “Amor di libro” ha scosso la testa alla notizia di quel che era accaduto a queste latitudini: “Certe ambiguità – ha detto – sono le stesse che hanno dato vita alle leggi razziali del ’33 in Germania e del ’38 in Italia. E poi voglio proprio vedere quanti figli in più sarebbero nati solo per la prospettiva di intascare 500 euro”.

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Pubblicato il 03 Giugno 2006
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