L’appello del sindacato: “Aiutateci”

Un operaio è morto nelle stesse ore in cui i lavoratori erano in presidio davanti alla prefettura. Formazione e informazione i temi più sentiti

Un operaio di 25 anni è morto oggi a Lozza proprio mentre i lavoratori varesini erano in presidio davanti alla prefettura di Varese. Le parole di chi venerdì 14 dicembre era in piazza Libertà ora pesano ancora di più. Il suo nome si aggiunge quindi alla lista di otto morti sul lavoro dal 2007 ad oggi: nomi per cui Cgil, Cisl e Uil insieme ai lavoratori hanno chiesto un incontro al prefetto Roberto Aragno. «Queste morti che a volte vengono chiamate fatalità o disgrazie – spiega Umberto Colombo di Cgil – sono in realtà frutto del taglio agli investimenti in sicurezza, dei subappalti, della precarietà, degli orari di lavoro sempre più massacranti». Una responsabilità questa che cade sulle spalle di tutti, imprese in prima linea, ma anche della politica. A farne le spese sono i lavoratori soprattutto di quei settori ad alto rischio come quello edile e chimici. «Negli ultimi anni nella nostra provincia c’è qualche segnale positivo – ci racconta Otello Amabile segretario di Uilm (metalmeccanici) -, ma di sicurezza non se ne fa mai troppa. Anche solo far capire che è sempre indispensabile indossare i guanti è un tipo di formazione che non va sottovalutata». Da qui quindi, ma anche dalla tragedia di Torino e dalla morte di un operaio pochi giorni fa a Caronno Varesino, è nata la necessità di rivolgersi al prefetto «per chiedere di garantire una tutela reale per i lavoratori – dice Roberto Pagano, responsabile Cisl per la sicurezza -. È necessario che intervenga sul territorio e che aiuti il sindacato non solo nelle attività di formazione, ma anche nel segnalare anomalie e garantire la possibilità si svolgere ispezioni nei luoghi di lavoro».

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Presidio sindacati in Prefettura 4 di 13

Insomma, seppur presente, il sindacato oggi non è in grado di agire d solo. «Certo – chiarisce Flavio Nossa Cgil – c’è il rispetto formale delle regole, ma poi non c’è nessuno che controlla. Negli ultimi 15 anni ci siamo ubriacati con la produttività e lo sviluppo costo, ma il lavoro è fatto per mantenere una famiglia non per suicidarsi. Il sindacato da solo non ce la fa: la politica deve entrare in campo e deve farlo in modo forte». E la politica oggi in piazza c’era con Stefano Tosi e Giovanni Martina, consiglieri regionali rispettivamente di Pd e Rifondazione comunista e Cosimo Cerardi del Partito dei comunisti italiani di Busto. «I nostri partiti sono da sempre in campo per difendere i diritti dei lavoratori – spiegano tutti e tre -. Il tema della sicurezza è fondamentale perchè tocca direttamente la vita delle persone. Dagli anni Sessanta ad oggi la situazione è sicuramente migliorata, ma le responsablità delle imprese in queste tragedie sono ancora troppo grandi».

Davanti alla prefettura oggi c’era anche una ragazza giovane, 26 anni, alta bionda, impegnata in politica. Fra poco subirà la terza operazione al braccio sinistro. «Due anni fa sono caduta da una scala non a norma nel bar in cui lavoravo come apprendista – ci racconta -. Dopo i 180 giorni previsti per legge, con infortunio ancora aperto, mi hanno licenziato. Mi sono rivolta alla Cgil e abbiamo aperto una vertenza». Per lei in futuro sono già previste altre due operazioni. «È importante rivolgersi al sindacato in questi casi – spiega Lucia Anile, segretaria generale di Filcams Cgil -. Troppo spesso i lavoratori stessi non capiscono che il tema della sicurezza è strettamente legato a quello della conoscenza dei propri diritti sul posto di lavoro. Se ci mettiamo tutti insieme e lavoriamo concretamente, non ci troveremo più di fronte a situazioni come Torino».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Dicembre 2007
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