“C’è un manichino nudo per strada!”
La prima giornata di guerrilla marketing per le vie del centro raccontata da negozianti e passanti
La signora Carla Checchi ha un nuovo lavoro: non veste solo i varesini, ma anche i manichini che trova per strada. E’ la titolare della boutique di corso Matteotti angolo piazza Podestà, che racconta la prima giornata di guerrilla marketing per le strade del centro. «Guardi, alcuni passanti mi hanno avvisato ieri mattina all’apertura che avevamo dimenticato un manichino, nudo per giunta, in strada – racconta divertita – . In realtà il manichino non era il nostro, ma l’ho rivestito lo stesso. Sa, non stava bene». Poi la gente che entrava per chiedere spiegazioni, uno ogni cinque minuti. Qualcuno minacciava di avvisare i vigili. La domanda era sempre la stessa: ma chi ha messo i manichini senza testa? E Perchè? E’ stato un po’ il tormentone della giornata, dal momento il centro si è svegliato tra signore prive di testa appoggiate contro i muri e signori caduti dentro vasi o cestini della spazzatura. Immobili. Ma che hanno fatto discutere. L’obiettivo è proprio questo: attirare l’attenzione e generare curiosità. Un po’ quello che è successo a due giovanotti incontrati in piazza del Garibaldino in orario da aperitivo. Avvistano il manichino donna vicino alla colonna. Si avvicinano. Lo guardano. Poi uno non resiste e tocca il tessuto del vestito, alzandolo leggermente per vedere cosa ci sta sotto. Poi tocca anche il resto e se ne va con un sorriso. Tante altre persone si voltano. Anziani a coppie che commentano. Solo chi ha fretta tira dritto.
Anche al Cardiff, altro negozio di moda in Corso si chiedono cosa rappresentino le figure. «Stamattina ci hanno detto che si trattava di un’opera d’arte – dice una delle due inservienti – ma francamente non sappiamo cosa pensare».
Girato l’angolo, in via del Cairo, stessa scena. Qui campeggia uno dei “pezzi forti” della guerrilla: il manichino con la testa nel vaso. A “soccorrerlo”, divertiti, due amici che nel tempo libero fanno i volontari nelle ambulanze della Croce Rossa: Andrea Martinelli e Stefano Gregorini, che, per deformazione professionale si chiedono: «Speriamo che nessuno chiami il 118 per dire che c’è uno con la testa in un vaso, altrimenti sai che risate….». In effetti alcuni dei passanti guardano verso l’installazione un po’ allarmati. Qualcuno fotografa divertito, altri si mettono in posa. «Certo l’arte è arte – affermano i due ragazzi che si fermano – si può essere d’accordo o meno. Ma arte rimane».
Unici scampati alla richiesta battente di informazioni sui manichini sono i titolari della pescheria di corso Matteotti: «Nessuno ci ha chiesto nulla – dicono divertiti – in effetti un manichino in pescheria non ce lo vedo proprio: non poteva essere il nostro».
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