Ben vengano gli “Stati generali” per non fare più errori
Avere definito due anni fa “Stati generali“ una riunione plenaria del pianeta varesino della sanità è stata una felice intuizione: ha fatto provare brividi rivoluzionari al popolo bosino, ammesso liberamente all’assise, inoltre è stato un segnale di attenzione alla partecipazione democratica in un settore dove la politica, spesso affidata a dilettanti, da più di 30 anni in Italia opprime i tecnici, vale a dire medici e infermieri e, non bastasse, i destinatari del servizio, i cittadini.
Domani a Varese ecco il bis degli Stati generali e il sindaco Fontana, il loro padre, presentandoli ha mandato annunci gioiosi: si è lavorato, ci sono i risultati, sono state fatte scelte per un grande futuro.
In effetti dopo un avvio difficile a causa di più errori di valutazione e programmazione che in ospedale hanno prodotto un nuovo monoblocco asfittico in ordine alle reali esigenze della popolazione, la nostra sanità si è in parte riscattata e soprattutto ha cambiato mentalità. Abbiamo più garanzie anche per i nuovi progetti, come quello del polo materno infantile al Del Ponte.
Ci fosse stata questa cultura quando arrivarono da Roma i soldi per il nuovo ospedale, oggi avremmo un “Circolo” eccezionale, così come si annuncia la nuova struttura di Bergamo: padiglioni separati, immersi in un parco di 70 mila metri quadrati, con posti letto adeguati alle esigenze.
Noi abbiamo sbagliato tutto: dal punto di vista urbanistico non trasferendo l’ospedale quanto meno a Bizzozero, poi ottusamente imponendo un taglio di posti letto inaccettabile e come logistica interna escludendo reparti importanti dal monoblocco, dove tra l’altro si è sprecato spazio in quantità.
Il tutto senza contare i danni, alcuni dall’onda lunga, che sono scaturiti dal contrasto con la realtà universitaria- un grande patrimonio-e dalla tendenza a rinunciare al parere dei medici in occasione di passaggi progettuali che li riguardavano da vicino.
Il bilancio del nuovo “Circolo” non è certo in rosso, ma non vanno dimenticati i tempi delle tribolazioni causate dalla pretesa di far marciare il Pronto Soccorso senza la possibilità di ricoverare feriti e ammalati nei reparti, né le comiche dei piccoli crolli e degli allagamenti nel monoblocco, essi pure figli della fretta, infine soprattutto la prolungata interruzione di corrente che poteva trasformarsi in una grande tragedia.
Non si può dimenticare che oggi si va avanti a rappezzi e ad aggiunte edilizie assai costose, per avere spesso fatto pessime previsioni però è molto positivo il fatto che ci sia aria nuova.
C’è stata la grande svolta anche perché la Varese moderata oggi ha il peso che le spettava nello schieramento di maggioranza del Pirellone. E lo ha grazie ai formigoniani, non certo al voto dei pigri elettori forzisti, da anni parco buoi della potente lobby “azzurra” del Sud del Varesotto.
Si ritorna dunque in quota con il “Circolo”, si fa sul serio con il “Del Ponte”, come pensava Carlo Lucchina quando anni or sono presentò il progetto. Fare sul serio significa realizzare un ospedale del tutto autonomo, non più dipendente dal “Circolo”. Una dipendenza vera in senso assistenziale e come tale non immune da pericoli. Da anni infatti in alcuni giorni della settimana e di notte non si contano i trasferimenti in autoambulanza di degenti per servizi e necessità urgenti.
Se il nuovo polo materno infantile non avrà tutto quanto sarà necessario per una sua autonomia piena, cioè si fosse ancora costretti a ricorrere alle navetta dal Del Ponte al Circolo, è certo che in caso di gravi inconvenienti per i pazienti a causa dei ritardi negli interventi assistenziali, ci sarà una responsabilità morale e penale per chi ha realizzato il progetto. Infatti un ritardo, un intoppo con relative possibili conseguenze nei trasferimenti di ammalati gravi sono eventi prevedibili.
E’ bene ricordare tutto questo perché sino a poco tempo fa il nuovo” Del Ponte” lo si doveva fare a tutti i costi e addirittura si polemizzava con autorevoli medici che suggerivano di trasferire il polo materno infantile all’interno del Circolo per evitare un costoso doppione di strutture e servizi per le cure.
Meglio se oggi ci sono i soldi per il “Ponte del sorriso”, polo assistenziale che però a sua volta nasce con un grave handicap: la mancanza di parcheggi. Problema che non ci sarebbe stato se avesse fatto strada il progetto per le nuove stazioni, la “Varese verticale”. Già, dove è finita? Sindaco Fontana perché non indire anche gli Stati generali dell’urbanistica? Varese ne ha assoluta necessità.
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