“Non ci licenzi, non ci abbandoni”, la supplica dei dipendenti della Inda

I dipendenti dell’azienda vedono buio e chiedono alla proprietà di non mollare: “Siamo pronti anche a fare sacrifici assieme per proteggere il posto di lavoro”

Proprio così: una supplica. Le parole che leggerete sono contenute in una lettera che abbiamo deciso di pubblicare perché contengono una triste “novità”. I lavoratori della Inda, storica realtà di Caravate conosciuta in tutto il mondo e che produce arredobagno sono arrivati ad appellarsi al rapporto di fiducia che da anni esiste con la proprietà per mantenere il posto di lavoro. Un’implorazione vera e propria in una lettera tenera e dura allo stesso tempo che tocca un nervo sempre più scoperto: solo dieci anni fa un lavoratore licenziato si sarebbe trovato un altro lavoro. Oggi no. Oggi le parole di questi dipendenti fanno trasparire il baratro: dopo di qui non c’è più nulla, sembrano dire. E quando i dipendenti di un’azienda si mettono in ginocchio per chiedere aiuto vuol dire che allora la fiducia nel futuro è davvero al minimo, e non si chiama più fiducia, ma disperazione. Non è una “doccia fredda”, beninteso: da mesi si parla della crisi che sta investendo il Paese. Da mesi si chiedono misure reali per farvi fronte. Forse questa volta è arrivata per davvero e forse è troppo tardi. (A.C)
 
 
Gentile redazione,
come già pubblicato dalla vostra testata, la storica ditta Inda di Caravate ha deciso di licenziare 40 persone, noi vorremmo diffondere pubblicamente il nostro appello alla signora Donata Fantoni, erede della fondatrice della Inda nonchè proprietaria ed Amministratore Delegato della stessa.
Cara Signora Donata,
ci permettiamo di chiamarla "cara Signora" perchè molte di noi sono cresciute a lei ed a questa ditta. Le più anziane di noi hanno anche avuto la fortuna di conoscere sua nonna, la padrona, come veniva definita. Ella era una persona di "vecchio stampo", dura, tenace, persona che si è dedicata interamente alla Inda ed ai suoi dipendenti. Quando lei chiedeva, bisognava correre, ma quando qualcuno di noi aveva qualche problema, si poteva stare certi che un aiuto da lei non sarebbe mancato. Bene, cara Signora Donata, i suoi dipendenti, ma anche la piccola comunità di Caravate, vede in lei l’erede naturale, non solo come proprietaria, ma anche come riferimento umano, ed è per questo che ci permettiamo di rivolgerci direttamente a lei, lasciando da parte sia i direttori che i sindacati, per rivolgerle la nostra supplica: non ci licenzi, non ci abbandoni, non tradisca gli ideali che animavano sua nonna. Se adesso dovremo, insieme, fare qualche sacrificio, lo si farà, ma può stare certa che come sempre, quando lei ce lo chiederà, noi saremo pronte a darci da fare per le i e per la nostra Inda.
Grazie

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Febbraio 2009
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