Omicidio Monterosso, perquisizioni in ambienti di mafia

Restano pochi dubbi sulla matrice mafiosa dell'omicidio del pluripregiudicato originario di Caltanisetta freddato ieri in via Monte Rosa. Il suo nome compare in diversi procedimenti degli anni '90. Assolto per due omicidi era stato condannato per associazione mafiosa

Continuano in tutto il territorio provinciale le ricerche degli assassini di Giuseppe Monterosso (foto in basso da giornalenisseno.com), impenditore pluripregiudicato nisseno ucciso a colpi di pistola nel parcheggio della sua ditta di autotrasporti ieri 6 maggio in un agguato dove è rimasto ferito anche il dipendente della stessa ditta Ernesto Viero, attualmente ancora ricoverato all’ospedale di Gallarate. Oltre una ventina le perquisizioni degli uomini dell’Arma appoggiati anche da un elicottero di stanza a Orio al Serio e da rinforzi del terzo battaglione Lombardia. Non sembrano più esserci molti dubbi sul fatto che si tratti di un delitto di mafia a partire dalla poco rassicurante fedina penale del Monterosso che aveva finito di scontare nel 2002 una condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso. Dopo gli otto anni di carcere era diventato un sorvegliato speciale di pubblica sicurezza e aveva scelto Cavaria con Premezzo come luogo dove rifarsi una vita ma con l’obbligo di dimora. Aveva intestato a sua moglie l’impresa di autotrasporti e in Cavaria ha trascorso gli ultimi sette anni.

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LA DINAMICA – Si chiarisce, intanto, l’esatta dinamica dell’omicidio. I killer sarebbero arrivati sul posto con un fuoristrada grigio e, una volta entrati nel piazzale, avrebbero chiamato ad alta voce il Monterosso che uscito dal piccolo capannone a lato del parcheggio, è stato colpito da un proiettile al torace. L’uomo ha poi cercato di scappare verso la strada per chiedere aiuto ma poco dopo si è accasciato a terra dove è stato trovato. Ernesto Viero, invece, è uscito in un secondo momento dopo aver sentito il colpo di pistola. una volta visti i killer si è voltato cercando di scappare in direzione opposta rispetto a chi gli puntava l’arma ma è stato raggiunto da due proiettili, uno al polpaccio e uno alla scapola. Si chiarisce anche il mistero della mandibola rotta: l’uomo non sarebbe stato colpito da oggetti contndenti ma se la sarebbe fratturata cadendo faccia a terra.

IL PASSATO DI MONTEROSSO
– Dal suo passato emergono rapporti con Piddu Madonia, capo dell’omonimo clan che domina tutto il Nisseno, e pare che il suo nome sia stato fatto da un pentito di mafia nell’ambito delle indagini per l’omicidio del funzionario provinciale Ciccio Iannì nel 1990, rivelazione che gli valse un processo finito con l’assoluzione. Particolare il fatto che del commando che uccise Iannì facesse parte ancheil gelese Antonio Rinzivillo, stesso cognome che a Busto Arsizio è stato coinvolto in diverse inchieste di mafia, non ultima quella che ha sventato un agguato al sindaco di Gela, una decina di giorni fa. Monterosso fu indagato e processato anche per aver fatto parte del commando di fuoco che uccise l’esponente Dc Filippo Cianci nel 1991 ma anche da questa accusa è stato assolto. Tuttavia Monterosso non sfuggì ad una condanna per associazione mafiosa in seguito alla quale ha scontato 8 anni di carcere, conclusisi nel 2002. Per il resto non trapela nessuna notizia dalla Procura di Busto Arsizio. L’indagine è coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Silvia Isidori.

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Pubblicato il 07 Maggio 2009
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