Maroni: “Non siamo responsabili di quel che fa la Libia”
Mentre si sblocca la situazione dei rifugiati eritrei prigionieri di Tripoli, il Ministro dell'Interno respinge le accuse di corresponsabilità nella vicenda
L’accordo, firmato con il Ministero del Lavoro libico, consentirà agli eritrei rinchiusi a Brak di uscire in cambio di "lavoro socialmente utile in diverse shabie (comuni) della Libia". Una soluzione che richiederà comunque attenzione per il futuro dei rifugiati, incarcerati da otto giorni: gli sfortunati eritrei – che sono in fuga da uno dei regimi africani più brutali – hanno chiesto di essere inseriti in un programma di reinsediamento in Europa.
Di fronte ad una mobilitazione e ad una attenzione mediatica senza precedenti (nonostante le decine di casi precedentemente seguiti denunciati dal giornalista Gabriele Del Grande), il ministro dell’interno Roberto Maroni è intervenuto negando che "Il governo italiano abbia alcuna responsabilità nella vicenda dei profughi eritrei trattenuti in Libia". “Rifiuto decisamente le responsabilità che sono state attribuite al nostro Paese, che non derivano certo dall’accordo che abbiamo con la Libia: abbiamo accordi bilaterali con almeno 30 Paesi e questo non vuol dire che dobbiamo occuparci di quello che accade in ciascuno di essi”. Da parte del ministro anche un accenno polemico all’Europa che farebbe troppo poco per aiutare i Paesi di frontiera ad affrontare la questione dell’immigrazione.
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