A Busto Arsizio una task force contro i reati ambientali
Presentato allo spazio Scopriccop il Rapporto ecomafie 2010 dio Legambiente. Durante la serata una dedica ad Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica trucidato perché difendeva il territorio dalle speculazioni
Tra i cittadini e nelle procure italiane sta nascendo una nuova coscienza ambientale. Non è una supposizione, ma un dato di fatto emerso durante la presentazione allo spazio Scopricoop di Varese del Rapporto Ecomafia 2010, curato da Legambiente. «Nella lotta ai reati ambientali – ha detto Antonella Buonopane, presidente provinciale di Libera – è sempre più importante l’attenzione dei cittadini e la loro capacità di presidiare il territorio». Proprio come ha fatto il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, strenuo difensore della sua terra e trucidato in un agguato. Anche lui, pur non inserito ufficialmente nel rapporto, entra di diritto nella sezione "Per non dimenticare" dedicata a tutti coloro che hanno lottato per difendere l’ambiente.
Un rapporto importante, non solo perché contiene la prefazione di Roberto Saviano, ma perché arriva dopo una stagione importante di successi contro la criminalità organizzata che ha fatto del reato ambientale il suo business preferito. «La Lombardia – ha spiegato Sergio Cannavò, vicepresidente regionale di Legambiente – hanno un triste primato perché il 9,2 per cento delle inchieste, ben 53, riguardanti il traffico di rifiuti tossici e pericolosi, riguarda proprio la nostra regione. Non c’è da stupirsi visto la penetrazione dell’ndrangheta e dei clan Barbaro e Papalia nei comuni di Corsico, Buccinasco, Cesano Boscone, ormai considerati la Platì del nord».
Una novità importante è rappresentata dal fatto che quest’anno per la prima volta la commissione d’inchiesta sull’ambiente ha ascoltato l’associazione ambientalista. Buone notizie arrivano anche dalle procure, in particolare da Busto Arsizio dove è stato costituito un nucleo di polizia giudiziaria dedicato alle indagini sui reati ambientali. «La presenza di un procuratore come Francesco Dettori è importante – ha detto Davide Corbella, responsabile di quel nucleo – perché ha dedicato una vita ai reati contro la salute e l’ambiente. E finché ci sarà lui questi reati saranno perseguiti».
Si tratta dunque di una novità rilevante, perché nella percezione comune e anche in quella del legislatore i reati ambientali sono considerati di serie B e il rischio di finire in galera per chi li commette è minimo. In pochi mesi sui tavoli degli uffici del nuovo nucleo investigativo sono arrivati ben 300 fascicoli. «Non si tratta sempre di reati gravi – spiega Corbella – ma in alcuni casi ci troviamo di fronte a situazioni di danno ambientale grave, come è accaduto recentemente nella cava di Lonate Pozzolo. È molto importante, inoltre, che la competenza per quanto riguarda i reati ambientali legati alla acriminalità organizzata sia passata all’antimafia, perché in questo modo si puo’ agire con un grande raggio di azione».
Rimangono le due velocità che creano una differenza tra guardie e ladri: c’è uno Stato che non ha mezzi e quindi arranca, affidandosi alla buona volontà di magistrati e forze dell’ordine, e una criminalità organizzata veloce, scaltra che ha a disposizione uomini e capitali. A volte, però, ci mette lo zampino anche la fortuna, come nel caso della cave di Lonate Pozzolo. Un normale controllo amministrativo della Provincia per l’attività di estrazione ha permesso di scoprire l’interramento di rifiuti tossici da parte dell’ndrangheta. La fortuna aiuta gli audaci.
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