Da Genova a Rotterdam passando nelle gallerie dell’800

Negli anni le due ferrovie che salgono verso la Svizzera sono state potenziate. Ma il tracciato e le gallerie rimangono quelle d'origine risalgono a centoventi anni fa

Di qui passano i treni che collegano il Nord Europa con il porto di Genova e l’area più produttiva tra Lombardia e Piemonte. Eppure le due linee ferroviarie che scendono dal confine svizzero sono le stesse da cento e più anni: la ferrovia che dal novarese passa il Ticino e segue il lago fino in Svizzera è stata aperta nel 1882, quella che da Gallarate attraversa le colline moreniche e si collega a Laveno due anni dopo. E a quel periodo risalgono anche le gallerie (tre quelle principali) che rappresentano uno dei punti deboli anche per quanto riguarda la sicurezza.
 
Da allora – c’è da dire – le linee sono state potenziate più volte: sulla Gallarate-Laveno a inizio anni novanta sono stati automatizzati i passaggi a livello e le stazioni dove si incrociano i treni. Un sistema che ha permesso di gestire il traffico sempre crescente, con i convogli passeggeri a tre vagoni di Trenitalia che ad ogni ora si incrociano con le decine di merci gestiti da varie compagnie private. La parte del leone la fa Sbb Cargo, la filiale italiana delle ferrovie svizzere: «Ogni settimana abbiamo in programma 81 treni in direzione nord e 80 in direzione sud». spiega Thomas Senekowitsch, direttore della produzione della compagnia svizzera «Escluse due coppie al giorno dirette a Novara, le altre scendono a Busto Arsizio, dove abbiamo il nostro cliente principale, la Hupac». Proprio Hupac si farà carico in parte dell’installazione delle barriere antirumore nella zona di Gallarate. Da alcuni anni è stato inaugurato un nuovo sistema per muovere i treni: quelli diretti a Sud sono concentrati sulla Laveno-Gallarate, quelli verso nord sono invece deviati attraverso il percorso che passa da Sesto Calende e Ispra: più lungo, ma con una pendenza minore.
 
Resta un nodo: per quanto migliorate nella gestione del traffico, le linee sono comunque limitate dai singoli binari (e non solo). Tanto più che in futuro è previsto un aumento delle merci trasportate per ferrovia: la Svizzera ha fatto una scelta chiara per la rotaia, che è comunque più sicura rispetto alla gomma  «Quando aprirà l’Alptransit del Gottardo certamente si sposteranno ulteriori merci dai camion» spiega un tecnico di RFI, la società FS che gestisce i binari. «In realtà – specifica Senekowitsch di SBB – si punta a sviluppare soprattutto le linee che vedono tanto traffico sia passeggeri che cargo. Quindi parliamo di aumento del traffico attraverso le linee di Domodossola e Chiasso». Sulle due linee che da Laveno scendono verso la pianura padana è prevista comunque una crescita, che però oggi non è ancora quantificabile. Di certo c’è che ad oggi – mentre si costruiscono le varie pedemontane e si pensa a nuove autostrade da Varese al Ticino – non c’è nessun progetto reale per ricostruire con criteri moderni le linee ferroviarie, che rimangono per ora quelle ottocentesche. E le merci, una volta arrivate a Novara o Busto, tornano a marciare sui camion. Ma la ferrovia, va ricordato, rimane il mezzo più sicuro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Ottobre 2010
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