La dignità al momento della morte

Tutto esaurito nella serata organizzata dall'associazione "Amici di Rossella" nel terzo anniversario dell'apertura dell'hospice. Una serata dove è emerso il valore della solidarietà

Riflettere sul senso della vita anche nel momento della malattia e del dolore senza mai restare soli. E’ stato il leit motiv della serata dedicata all’Hospice dell’ospedale di Busto Arsizio, organizzata in occasione dei tre anni di attività. Promosso dall’associazione “Amici di Rossella” onlus in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera, l’incontro svoltosi ai Molini Marzoli ha registrato il “tutto esaurito” grazie alla presenza di tanti cittadini e delle principali autorità.
E ieri è stata l’occasione per fare il punto sull’attività svolta dal reparto in questo triennio e promuovere una riflessione sulle cure palliative e diffonderne la cultura, grazie anche alle testimonianze di operatori e parenti.
L’Hospice-Cure palliative, come hanno sottolineato sia Valter Reina, responsabile del reparto, sia la coordinatrice infermieristica Rita Maimone, è stato concepito come una “domus”, cioè una casa dove oltre alle cure per i malati inguaribili l’intera equipe si fa carico non solo del malato ma anche dei suoi parenti, accogliendoli come in una famiglia. La struttura ha iniziato la sua attività il 13 dicembre 2007 ed è stata la prima struttura ospedaliera in provincia di Varese dedicata ai malati inguaribili. L’Hospice è un luogo di ricovero dotato di dieci posti letto, accoglie ogni anno circa 180 persone e ne segue a domicilio circa sessanta.
Alla serata, patrocinata dal Comune di Busto Arsizio, dall’Associazione Ippocrate e dal Lions Club San Giorgio su Legnano e moderata dalla giornalista Marilena Lualdi, hanno partecipato, tra gli altri, del sindaco Gian Luigi Farioli, che ha sottolineato come “l’Hospice sia un orgoglio della città”, del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Pietro Zoia, che ha evidenziato l’impegno degli operatori e ringraziato volontari e istituzioni per il sostegno, mentre monsignor Claudio Livetti, prevosto emerito della città, ha inviato una lettera con l’augurio che l’Hospice viva “una forte crescita e radicamento sempre più profondo nella città”. A portare il loro saluto sono intervenuti anche il presidente della Lilt
della provincia di Varese Franco Mazzucchelli, che ha auspicato una sempre maggiore collaborazione tra associazioni, il presidente del Lions Club S. Giorgio su Legnano Luciano Marchesani, che ha promesso sostegno all’associazione “Amici di Rossella” anche nella diffusione della cultura della cure palliative, e il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Varese Roberto Stella.
Da parte sua anche un ricordo personale: è stato il medico di famiglia di Rossella Maddaluno, cui è
dedicata l’onlus nata a sostegno del reparto, deceduta all’Hospice nel 2008. Mentra l’assessore comunale alla “Famiglia, Servizi Sociali e politiche per la casa” Mario Crespi ha sottolineato come l’Hospice si “al servizio del malato e della famiglia”.
E’ stata poi la volta degli operatori. Il dottor Reina ha parlato di “Medicina rivolta alla Persona, che ne rispetta la dignità nell’ambito di un approccio globale e multidisciplinare”. Giorgio Reguzzoni, primario
dell’Oncologia, invece, ha relazionato sulle possibilità di diagnosi e di nuove terapie nonché dell’offerta ospedaliera nell’ambito oncologico.
"Dare un senso alla sofferenza" è stato il tema affrontato dalla psicologa dell’Hospice Barbara Bricchi. «Attraverso la relazione e la narrazione – ha spiegato Bricchi – si può costruire un contato intimo con la persona, trovare nuove risorse e anche nuovi obiettivi anche nella fase di malattia.
La vita non cessa mai di avere significato». La caposala Rita Maimone Baronello ha invece evidenziato l’aspetto dell’accoglienza: "l’Hospice è una struttura aperta, un luogo di incontro e solidarietà dove si instaura un’alleanza tra chi soffre e chi si prende cura". E la parola “alleanza” è stata apprezzata dal prevosto monsignor Franco Agnesi che ha parlato di speranza di salvezza e dell’unzione degli infermi come vera dimensione del sacramento e vicinanza alla persona che sta vivendo la prova della
malattia. Don Peppino Colombo, cappellano dell’ospedale, si è soffermato sull’assistenza religiosa che deve essere per i malati, ma anche per gli operatori e i congiunti.
Toccanti le testimonianze delle persone che hanno voluto condividere con il pubblico l’esperienza di aver perso un caro per una malattia inguaribile.
Per loro e per i malati il sostegno dell’Hospice è stato un sostegno fondamentale per superare un vissuto doloroso. «L’aiuto è stato globale», ha detto la signora Rosalba, mentre per un’altra che ha scritto una testimonianza «l’Hospice è come una famiglia allargata».
Ha chiuso la serata Gianni Maddaluno, presidente dall’associazione “Amici di Rossella”, che ha spiegato la funzione dell’associazione. «L’equipe dell’Hospice – ha concluso commosso – è davvero speciale, svolge un lavoro che è di più di un lavoro e qualcosa di diverso con professionalità,
generosità, pazienza».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 08 Novembre 2010
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.