“Mai più le persone usate come strumenti”

La lezione di legalità (e libertà) dell'ex giudice Gherardo Colombo ai ragazzi del liceo Candiani al Sociale, parole alte e semplici per avvicinare i ragazzi alla legge e alle regole della civile convivenza

La legalità insegnata ai ragazzi. Mentre fuori dal Teatro Sociale un paio di agenti della Polizia Locale provvedevano ad "educare" gli automobilisti, blocchetto delle multe in mano, all’interno i ragazzi, saggiamente arrivati a piedi dal non lontano Liceo artistico Candiani di via Manara (con i mezzi da altre scuole, pur presenti: licei Crespi e Tosi, IC Verri, Itis Facchinetti) ascoltavano, e anzi partecipavano, con vigore anche polemico, alla presentazione-spettacolo di Gherardo Colombo sui temi della costituzione e della legge come pilastri della libertà in un contesto sociale, sugli spunti del suo libro "Sulle regole". Ad affiancare l’ex magistrato sul palco e in platea, Massimo Brugnone, referente per la Lombardia dell’associazione giovanile antimafia Ammazzateci Tutti, e Andrea Monteduro, il dirigente scolastico dell’istituto bustocco.
È stata una bella mattinata quella del Sociale, he ha mostrato una scuola viva, con ragazzi spesso partecipi in platea. Certo per più d’uno un’ottima scusa per saltare il compito in classe o l’interrogazione, ma chissà che non germogli anche in loro il seme piantato dall’ex giudice di Mani Pulite, da alcuni anni impegnato proprio a dialogare con le scuole, e protagonista già alcune settimane fa di una eccezionale serata al teatro Manzoni con l’accompagnamento la filarmonica Santa Cecilia di Sacconago.

Non una lezione noiosa la sua, ma fatta di esempi semplici; un linguaggio anche scherzoso, adattato al pubblico di adolescenti di un liceo, per parlare delle cose più serie di questo mondo: le leggi, e la loro ragion d’essere. Le regole: di tutti i tipi. Perchè mai, ad esempio, andare a scuola? Una palla. Alzarsi al mattino, col freddo, la cartela pesante, i libri, prof rompiscatole, pagelle, eccetera. «La scuola rende liberi» spiega Colombo con semplicità. Liberi dai destini che segnavano un ragazzino nel passato: lavoro pesante e raramente di propria scelta, fin dalla tenera età. Liberi di scegliere, perchè per scegliere bisogna conoscere: e responsabili, perchè non vi è scelta senza responsabilità. Una scuola in cui «la storia andrebbe insegnata al contrario», a partire dal presente, perchè no anche da elementi di cultura popolare, inclusi i cartoon, che rispecchiano una società e i suoi codici.
L’incontro è stato introdotto da un video accompagnato da una canzone di Simone Cristicchi. Massimo
Brugnone, onorato ultimamente anche di un articolo di Nando Dalla Chiesa su Il Fatto Quotidiano.it,  ha ricordato ai ragazzi che «siamo noi la generazione di cui ha detto prima di morire il giudice Borsellino, quella che negherà il suo consenso alla mafia»; che la Lombardia è terra di mafie, come ribadito dal preside Monteduro, e che la legalità comincia dalle piccole cose. Sapere che un dato locale è stato posto sotto sequestro perchè ospitava incontri fra boss o era nella loro disponibilità, si può non frequentarlo; che se compri la ganja dal pusher favorisci le organizzazioni malavitose.

Questo per il presente: il passato, come raccontava Colombo, è un pozzo nero da cui riemergono i fantasmi delle «società piramidali», quelle divise tra «chi può», al vertice, e «chi deve», alla base: la stessa mafia ne è un portato, un effetto lontano, ne riproduce i mali e le stroture. «Se tre, quattro secoli fa la regola era "o fai come ti dico o ti torturo e ti squarto sulla pubblica piazza, oggi può essere: "o paghi il pizzo o ti brucio il negozio"». La moderna democrazia, il liberalismo, la repubblica, è un grande esperimento nato circa tre secoli fa in Inghilterra che ha informato di sè l’Occidente nel dopoguerra, notabilmente in Italia, dotatasi di una Costituzione fra le più apprezzate che rigetta distinzioni e diseguaglianze imposte dall’alto. I valori proclamati sono quelli calpestati fino a poco prima; da noi le donne non hanno votato fino al 1946, prima non le si riteneva intellettualmente all’altezza; e la schiavitù su base razziale negli Stati Uniti, destinati a farsi padroni del mondo, era perdurata fino al 1865, solo una brutale guerra civile vi pose fine. Con la Costituzione italiana del 1948 abbiamo, spiega Colombo ai ragazzi, «una sorta di libretto di istruzione sui rapporti con gli altri». Perchè la mia libertà finisce dove comincia quella altrui, e viceversa. Bisogna conoscerla, la costituzione; «quanti di quelli che ne parlano, anche in tv l’hanno letta? Magari ci sarà un referendum per cambiarla, voterete anche voi un giorno. Senza conoscerla? È come se al ristorante ti mettessero davanti il menu scritto in ideogrammi cinesi..». La Costituzione nasce dalle stragi della seconda guerra mondiali e proclama tutto il contrario di quell’orrore. Per evitarne il ripetersi «non si devono più usare le persone come strumenti, ma al contrario riconoscerne la dignità». La persona al centro: non c’è interesse o ideale che la superi. Ed ecco il "giustizialista", la "toga rossa" Colombo, condannare anche le teste mozzate dalla Rivoluzione Francese, che pure qualcosa sui diritti l’aveva detto, prima di negare quello alla vita a tanti. Una "colomba", insomma, ma armata di un Codice e una Legge.
Legge che però, per funzionare, deve essere applicata: e per poter essere applicata deve essere condivisa, o almeno non contrastata. Il che implica che sia giusta, o almeno lo appaia. In caso contrario, le leggi razziali del fascismo (1938) in Italia furono applicate senza resistenze, ricorda Colombo, ma in Danimarca e in Bulgaria, con i nazisti in casa o sull’uscio della medesima, le restrizioni antiebraiche furono bellamente ignorate, per volontà concorde di popoli e governi.

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Pubblicato il 30 Novembre 2010
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