Al Pirellone “freno a mano tirato”: Lega e Pdl “si marcano a uomo”
Il Partito Democratico traccia un bilancio insoddisfacente dell'attività della Regione nel 2010: tagli e "federalismo al contrario". Servono "la cura del ferro" e "un nuovo modello produttivo per la Lombardia"
«Freno a mano tirato» in consiglio e Giunta e «marcatura a uomo tra Pdl e Lega»: questo il ritratto dei primi mesi della nuova legislatura regionale, "dipinto" dal Partito Democratico in una conferenza stampa di fine anno. Un bilancio insoddisfacente, per la maggior forza d’opposizione in Regione Lombardia: in otto mesi il Formigoni quater ha sfornato sì 1.209 provvedimenti, osserva il capogruppo democratico Luca Gaffuri, ma cinque anni fa nello stesso periodo erano stati 1.697. Più in generale, come contestava Maurizio Martina, segretario regionale e consigliere regionale del PD, l’annata è trascorsa segnata dal regolamento di «conti interni alla maggioranza» invece che da scelte dirimenti, strategiche e che siano di indirizzo per l’azione pratica sul territorio. Non abbastanza è stato fatto ad esempio in particolare, per Martina, sul tema della crisi. Ma nemmeno sul fronte del federalismo: questo 2010 «è stato determinato più da Tremonti che da Formigoni», in una riaffermazione a suon di tagli della centralità di Roma. «In Lombardia» contesta Gaffuri «si colpiranno settori importanti come trasporto pubblico, incentivi alle imprese, edilizia residenziale pubblica». Tutti ambiti che di una diminuzione di risorse, va da sè, non hanno proprio bisogno. Sara Valmaggi aggiungeva all’elenco dei taglli l’edilizia sanitaria e «l’assistenza socio-sanitaria che nel bilancio appena approvato prevede risorse pari a 60 milioni di euro, contro i circa 200 dell’anno scorso».
Al Pirellone dalla minoranza viene l’invito forte a «scommettere di più sul trasporto pubblico», sostenendo la "cura del ferro"; a rendere «più efficienti gli strumenti per sostenere produttività e occupazione»; ma anche ad «alzare l’asticella della trattativa con il governo nazionale sul capitolo del federalismo fiscale», alla luce, pardon, al buio accecante, di quel «federalismo al contrario, che trattiene le risorse al centro e non le distribuisce alle regioni».
Il PD per parte sua ribadisce tramite i suoi consiglieri la necessità di "affrontare le grandi partite" su cui ha promosso iniziative straordinarie, come per Expo e Malpensa. «Dobbiamo concentrarci sulle prossime sfide»: prima, quella di «avviare un nuovo modello produttivo» che sia in grado di rimettere in moto l’economia lombarda, locomotiva d’Italia.
In attesa che qualcosa si muova, i democratici confermano la disponibilità, in un rapporto di opposizione costruttiva.
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